• Epica avventura atlantica: Attraversare il Grande Oceano in barca a vela

L'idea di attraversare l'Atlantico in barca a vela ha qualcosa di innegabilmente magico. La vastità dell'oceano, il brivido dell'avventura e il senso di realizzazione che si prova in un viaggio del genere sono impareggiabili . Per molti, la scelta di intraprendere questo viaggio a bordo di uno yacht aggiunge un livello di lusso e di autosufficienza che trasforma il viaggio in un'esperienza unica nella vita.

Preparazione al viaggio

La scelta dello yacht giusto è fondamentale per una traversata atlantica di successo . Avrete bisogno di un'imbarcazione robusta, adatta al mare e ben equipaggiata per lunghe traversate. Tra le scelte più popolari ci sono il Beneteau Oceanis e il Lagoon 450, noti per la loro resistenza e il loro comfort. Assicuratevi che il vostro yacht abbia uno scafo robusto, ampi spazi di stivaggio e sistemi di navigazione affidabili.

Prima di salpare, è fondamentale acquisire le competenze e la formazione necessarie. Iscrivetevi a una scuola di vela per imparare la navigazione, le previsioni meteo e le procedure di sicurezza . L'esperienza pratica è preziosa; considerate viaggi più brevi per acquisire sicurezza e competenza.

È essenziale un'attenta pianificazione dell'itinerario. Gli itinerari più comuni sono la rotta settentrionale, dall'Europa ai Caraibi, e la rotta meridionale, dalle Isole Canarie ai Caraibi . Ciascuna rotta presenta una serie di sfide e vantaggi propri, quindi scegliete in base al vostro livello di esperienza e alle vostre preferenze.

Il momento migliore per navigare attraverso l'Atlantico

Il momento della partenza è fondamentale. Il periodo migliore per attraversare l'Atlantico è in genere da novembre a febbraio, evitando la stagione degli uragani nei Caraibi e i burrascosi mesi invernali dell'Atlantico settentrionale .

La comprensione dei modelli meteorologici è fondamentale per una traversata sicura. Gli alisei, che soffiano da est a ovest, sono un fattore chiave . Il monitoraggio delle previsioni meteorologiche e l'utilizzo di strumenti come i file GRIB vi aiuteranno a navigare efficacemente in questi modelli.

Attrezzature e materiali necessari

La tecnologia moderna offre una pletora di strumenti di navigazione, tra cui GPS, radar e chart plotter. Questi strumenti sono indispensabili per mantenere la rotta ed evitare i pericoli .

La sicurezza non deve mai essere compromessa. Equipaggiate il vostro yacht con giubbotti di salvataggio, una zattera di salvataggio, EPIRB (Emergency Position Indicating Radio Beacons), razzi e un kit di pronto soccorso ben fornito .

Pianificate attentamente le vostre provviste. Fate scorta di alimenti non deperibili e assicuratevi di avere un metodo affidabile per la purificazione dell'acqua . Le unità di desalinizzazione possono fornire acqua fresca per tutto il viaggio.

Conoscere l'Oceano Atlantico

Le correnti dell'Oceano Atlantico, come la Corrente Nord Equatoriale e la Corrente del Golfo, possono avere un impatto significativo sul vostro viaggio. La comprensione di queste correnti vi aiuterà a prendere decisioni migliori per la navigazione .

Aspettatevi una serie di condizioni meteorologiche, da mari calmi a potenti tempeste. Essere preparati a queste variazioni è fondamentale per una traversata di successo .

Leggete i nostri articoli di alto livello su argomenti quali consigli per la navigazione, stile di vita e destinazioni nella nostra rivista .

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Bellissima baia vicino alla città di Lagos, regione dell'Algarve, Portogallo. Spiaggia sabbiosa. Punto di riferimento portoghese, popolare destinazione di viaggio

Il viaggio: Aspettative giorno per giorno

L'emozione della partenza può essere travolgente. Assicuratevi che tutti i sistemi siano controllati e che l'equipaggio sia informato sui propri compiti e sui protocolli di sicurezza .

Stabilire una routine quotidiana aiuta a mantenere l'ordine e il morale. Assegnate i turni di guardia, gestite la preparazione dei pasti e programmate controlli di manutenzione regolari .

Le sfide, come i guasti alle attrezzature o le condizioni meteorologiche avverse, fanno parte del viaggio. Mantenere la calma e avere piani di emergenza vi aiuterà a gestire questi problemi in modo efficace .

Suggerimenti per la navigazione e la sicurezza

Sfruttate le moderne tecnologie, come le comunicazioni satellitari e l'AIS (Automatic Identification System) per la localizzazione e la comunicazione in tempo reale. Non affidatevi esclusivamente alla tecnologia. La padronanza delle tecniche tradizionali, come la navigazione celeste, può essere una salvezza se i sistemi moderni si guastano .

Precauzioni di sicurezza:

  • Stabilire protocolli di emergenza chiari.
  • Eseguite esercitazioni regolari per scenari di uomo in mare, incendio e abbandono della nave.
  • Un kit medico completo e la conoscenza del primo soccorso di base sono essenziali. Prendete in considerazione l'idea di seguire un corso di formazione medica specifico per i marinai .

Vivere a bordo di uno yacht

Vivere su uno yacht richiede degli adattamenti. Ottimizzate lo spazio per ottenere comfort ed efficienza . Una sistemazione confortevole per dormire e un'attrezzatura funzionale per cucinare sono fondamentali. Le lunghe traversate possono essere monotone. Portate con voi libri, giochi e musica per intrattenere l'equipaggio e mantenere alto il morale.

Considerazioni ambientali

La vela è uno dei modi più ecologici di viaggiare, ma è importante ridurre al minimo il proprio impatto. Utilizzate prodotti biodegradabili e riducete i rifiuti di plastica . Attuate un piano di gestione dei rifiuti. Separate i materiali riciclabili e smaltite i rifiuti in modo responsabile quando arrivate in porto.

Raggiungere la destinazione

L'avvicinamento alla terraferma dopo settimane di navigazione richiede una navigazione attenta. Assicuratevi che tutti i requisiti per l'ingresso in porto siano soddisfatti e che siate pronti per l'attracco. Raggiungere la destinazione è un risultato monumentale. Prendetevi del tempo per festeggiare e riflettere sul vostro viaggio .

Conclusione

Attraversare l'Atlantico a vela è un'avventura straordinaria che combina abilità, preparazione e spirito di esplorazione . Con la giusta pianificazione e mentalità, questo viaggio può essere una delle esperienze più gratificanti della vostra vita. Che siate marinai esperti o alle prime armi, la traversata dell'Atlantico offre un'opportunità unica per mettere alla prova i vostri limiti e abbracciare la vastità dell'oceano.

Allora, cosa state aspettando? Date un'occhiata alla nostra gamma di barche a noleggio e partite per alcune delle nostre destinazioni preferite.

Sono pronto ad aiutarvi a prenotare una barca per la vostra vacanza da sogno. Contattatemi.

Denisa Nguyenová

Denisa Nguyenová

Traversata atlantica in barca a vela

Da oltre 25 anni la Compagnia degli Skipper Oceanici® organizza traversate atlantiche in barca a vela con skipper di grande esperienza e numerose traversate atlantiche all’attivo.

Organizziamo anche corsi di vela d’altura finalizzati a perfezionare conoscenze teoriche e pratiche in preparazione di una traversata atlantica in barca a vela, su una delle nostre barche o con la propria.

PROSSIME NAVIGAZIONI IN PROGRAMMA

TRAVERSATA ATLANTICA EST-OVEST

Spagna – Gibilterra – Canarie – Caraibi

TRAVERSATA ATLANTICA OVEST-EST

Caraibi – Azzorre – Gibilterra – Spagna

NAVIGAZIONI SCUOLA IN ALTURA

Ai Caraibi e in Mediterraneo

Traversata atlantica Est-Ovest

Dal mediterraneo ai caraibi via canarie.

Partenze ogni anno in ottobre e novembre, con tratte in altura dall’Italia a Gibilterra, poi in Atlantico verso le Canarie e infine il grande balzo verso i Caraibi o il sud America, navigando nel mitico aliseo.

Dal Sud della Spagna alle Canarie

Circa 800 miglia | Partenza fine ottobre / primi di novembre

La navigazione nel mare di Alboran, l’uscita dal Mediterraneo, il passaggio delle Colonne d’Ercole, il primo impatto con l’oceano. Quando si vede la rocca di Gibilterra scadere di poppa pare di andare verso l’infinito e si capisce subito che l’Oceano è un mare ben diverso dal Mediterraneo. Sono molte le sensazioni che la prima tratta di traversata atlantica est-ovest regala, ed è spesso anche una bellissima esperienza di navigazione. Si è infatti ancora a latitudini in cui si possono incontrare condizioni diverse: dal cosiddetto aliseo portoghese che soffia da nord, a venti dai quadranti occidentali portati dalle perturbazioni, alle brezze di terra che arrivano dal deserto del Sahara cariche a volte di sentori di un mondo misterioso.

  Dalle Canarie ai Caraibi

Circa 2.900 miglia | Partenza metà/ fine novembre

E’ questa la mitica traversata in Aliseo, anche se l’aliseo bisogna conquistarselo. Alla partenza dalle Canarie, infatti, bisogna considerare mediamente una settimana di navigazione prima di agganciare il vento di nord est generato dall’alta pressione delle Azzorre. Una volta entrati in Aliseo, la navigazione è con andature portanti: genoa tangonato e randa, fiocchi gemelli, spinnaker o gennaker – si sperimentano e imparano armi poco utilizzati nelle navigazioni in Mediterraneo, in una navigazione che poco ha a che vedere con quella a cui siamo abituati. A volte, se si è fortunati, capitano giorni e giorni senza bisogno di toccare le vele, una vera pacchia! Alcuni dei nostri skipper chiamano la traversata “un lungo nirvana” ma, come sempre nelle cose del mare, non è sempre così…

Traversata atlantica Ovest-Est

Dai caraibi al mediterraneo via azzorre.

Traversate di ritorno Ovest-Est in partenza da aprile a maggio dai Caraibi (o Sud America) con prima tappa  alle Azzorre e poi verso Gibilterra e la Spagna, proseguendo infine verso l’Italia via Baleari e Corsica.

  Dai Caraibi alle Azzorre

Circa 2.700 miglia | Partenza inzio / metà aprile

La traversata atlantica dura e bagnata, quella in cui barca ed equipaggio sono messi alla prova dell’Atlantico del Nord. La rotta del ritorno in Mediterraneo impone infatti di risalire l’Aliseo di Nord Est fino alla latitudine di Bermuda (circa 1.000 miglia di navigazione dalle Antille), per poi agganciare le circolazioni occidentali che transitano verso l’Europa dandoci anche venti da Ovest o Sud Ovest. Lo sbarco alle Azzorre è uno dei più emozionanti, soprattutto se nella banchina di Horta, isola di Faial, ricoperta di murales dipinti dai marinai che passano di qui, spesso tornando verso casa. Il tratto Caraibi-Azzorre è piuttosto impegnativo e presuppone un adeguato grado di esperienza anche per i membri dell’equipaggio.

  Dalle Azzorre al Sud della Spagna

Circa 1.000 miglia | Partenza fine aprile / maggio

Tratta breve ma impegnativa, perché la rotta è obbligata: dai grandi spazi oceanici si torna a dover fare i conti con la terra per rientrare da Gibilterra. Quella dalle Azzorre a Gibilterra è una navigazione tecnica, fatta di studio della meteorologia, delle opzioni di rotta e di attenzione estrema al traffico delle navi. Lungo questa rotta si preferiscono le depressioni al tempo bello perché un’alta pressione decisa porta spesso venti sostenuti da Est, che rendono molto impegnativa la navigazione verso Gibilterra.

Gli skipper

Gli skipper della Compagnia definiscono i propri programmi di anno in anno, non tutti gli skipper traversano ogni anno. 

Potete contattare l’ufficio per dettagli.

ANTONIO GIOVANNINI

Ha traversato a vela Indiano, Pacifico e l’Atlantico, navigando alle alte latitudini. Ha doppiato Capo di Buona Speranza, Cap Leewin e Capo Horn.

Ha navigato in tutto il Mediterraneo e nell’Atlantico. Ha traversato l’oceano Atlantico a vela 14 volte, da e per Brasile e Caraibi.

GIOVANNI LECCHINI

Istruttore di vela di formazione, ha traversato l’oceano Atlantico 4 volte. Il suo sogno è una barca planante per corsi di vela d’altura su barche ad alta performance.

Beneteau 50 , 126 mq di superficie velica, motorizzata Perkins 90cv. 5 cabine e 5 bagni, ampia dinette da 10 posti a sedere con cucina a 4 fuochi e 2 frigo e tavolo da carteggio.

Dotazioni : 2 gps, 2 ecoscandagli, stazione del vento, bussola, stazione barometrica, televisione con home theater, vhf, radio ssb con modem pactor, navtex, ais radar, pilota automatico, salpancora, stereo, tender con fuoribordo, inverter, ventilatori in cabina, spry hood, tendalini per ombreggio, pannelli solari, doccia esterna, randa semisteccata, genoa avvolgibile, trinchetta, gennaker su avvolgitore.

Lorenzo Sala è proprietario del Sun Odyssey 45 , 100 mq di superficie velica, motorizzata Perkins 54. 4 cabine e 2 bagni, serbatoio gasolio 240 lt, serbatoio acqua 450 lt.

Dotazioni : GPS Cartografico estreno, 2 GPS cartografico interno, Radio CD con attacco aux, TV lettore DVD, Casse esterne, Pozzetto e tuga in teck, Cuscinerie di pelle Pozzetto, Tender 2,80 mt, Fuoribordo Suzuki 4t.

Programma di navigazione traversate atlantiche 2024

Costo: 1.100 euro a persona + extra (cambusa, porti, gasolio)

Costo: 3.700/3.900 euro a persona + extra (cambusa, porti, gasolio)

  • TRATTA AZZORRE-GIBILTERRA-MALAGA 2024 Ponta Delgada (Isola di Sao Miguel) – Malaga: imbarco 25 maggio 2024, data di sbarco stimata 5 giugno 2023 1.200 Euro a persona + extra (cambusa, porti, gasolio) Imbarcazioni: Beneteau 50

Il prezzo comprende: sistemazione in barca, skipper, assicurazioni di legge Al prezzo indicato sono da aggiungere: spese per cambusa e bevande, gasolio, porti e boe, ingressi parchi e tasse doganali dove richiesti NB: è necessario il passaporto con validità residua di almeno sei mesi

Per informazioni dettagliate, suggerimenti sui voli e tutte le domande:

+39 335 6493405  | [email protected]   | www.skipperoceanici.it

PROGRAMMA DI NAVIGAZIONI/ SCUOLA D’ALTURA 2024

Le settimane sono rivolte soprattutto a chi ha già un po’ di esperienza e vuole approfondire  o semplicemente navigare un po’ .

Sono settimane di pratica, in cui chi si imbarca partecipa alla vita di bordo attivamente, impegnandosi in una settimana di navigazione e affrontandone tutti gli aspetti : la scelta della rotta in base alle condizioni meteo, la navigazione notturna, la gestione dell’equipaggio e dei turni, la sicurezza a bordo.

Sono settimane che consigliamo di intraprendere a chi vuole migliorare le proprie conoscenze e capacità , agli armatori, a chi vuole prepararsi a prendere una barca in locazione per conto proprio , e anche a chi vuole prepararsi ad una traversata atlantica su una delle nostre imbarcazioni.

  • NAVIGAZIONE IN ALTURA MEDITERRANEO 2024 Malaga- Baleari – Cagliari : Imbarco prima metà di giugno, durata stimata di navigazione 10 giorni – 600/800 euro a persona

ALCUNE DOMANDE FREQUENTI SULLA TRAVERSATA ATLANTICA

Quanto dura una traversata atlantica in barca a vela.

Dipende dalla tratta che scegliete e, ovviamente, dalle condizioni meteo marine. Considerate che una barca di 15 metri con condizioni favorevoli in oceano percorre tra le 120 e le 180 miglia al giorno di media, ma può capitare che non si riesca a fare una rotta diretta e che si debbano percorrere molte miglia in più di quelle previste. Sconsigliamo quindi fortemente di acquistare biglietti aerei in date troppo vicine a quella che vi aspettate sia la data di sbarco : vivere un’esperienza oceanica con il pensiero fisso a un aereo da prendere è un controsenso.

QUAL È IL MIO COMPITO A BORDO? SI PARTECIPA ATTIVAMENTE ALLA CONDUZIONE DELLA BARCA?

Chi si imbarca per una traversata atlantica a vela con uno degli skipper CSO si imbarca come membro dell’equipaggio a tutti gli effetti, e non come “ospite”. Si partecipa quindi attivamente non solo alla conduzione della barca e all’esecuzione delle manovre, ma a tutte le attività richieste per lo svolgimento della vita a bordo : pulizie, cucina (alcuni skipper cucinano, ma richiedono comunque che a turno l’equipaggio dia una mano), gestione della cambusa, etc. Le attività sono regolate da un sistema di turni.

COM’È ORGANIZZATO IL SISTEMA DEI TURNI A BORDO DURANTE UNA TRAVERSATA ATLANTICA?

I turni vengono decisi dal comandante e dall’equipaggio prima della partenza o durante il primo giorno di navigazione , se il comandante ritiene necessario valutare le capacità e le competenze dei vari membri dell’equipaggio per formare coppie equilibrate. Se il numero di persone a bordo lo consente, infatti, i turni sono svolti da due persone insieme.

Normalmente in una giornata si alternano turni di 3 ore, di cui 1 ora e mezza di timone e 1 ora e mezza di guardia/assistenza al timoniere. Alcuni comandanti scelgono turni più lunghi (4 ore) durante le ore diurne e più brevi (2 ore) nelle ore notturne, per affaticare meno chi sta fuori di notte e per avere turni sfalsati di orario ogni giorno.

Ai turni di timone e guardia si aggiungono i turni di corvée per la cucina e la pulizia degli spazi comuni, che possono essere svolti dagli occupanti di ciascuna cabina un giorno a testa o in altro modo che l’equipaggio ritiene opportuno.

QUANTA ESPERIENZA DI VELA DEVO AVERE PER IMBARCARMI PER UNA TRAVERSATA ATLANTICA?

Ad essere onesti non è strettamente necessaria una grande esperienza di vela per imbarcarsi su molte delle tratte, ma occorre tanta buona volontà. I comandanti CSO sono professionisti esperti e perfettamente in grado di insegnare le cose necessarie a chiunque si imbarchi . Richiediamo invece un grado di esperienza maggiore per l’imbarco sulla tratta Caraibi-Azzorre: la navigazione a latitudini più elevate in Atlantico del Nord può avvenire in condizioni di mare robusto e una maggiore esperienza è garanzia di maggiore sicurezza.

COME POSSO PREPARARMI ALLA TRAVERSATA ATLANTICA?

E’ una domanda che ci viene fatta spesso, ma la risposta non c’è. Suggeriamo di fare quanta più esperienza possibile di navigazione in altura in Mediterraneo , testando la propria residenza fisica, imparando a timonare con la bussola, abituandosi a passare giorni interi a bordo. Ogni anno organizziamo settimane di navigazione utili a prepararsi alla traversata con una delle nostre barche o anche con la propria: per tutte le informazioni e i programmi aggiornati visitate il sito scuola-vela.com

Il Mestiere del Mare

Per avere risposte in più, vi consigliamo di leggere il libro di Omero Moretti, skipper oceanico, che di traversate atlantiche nella sua vita ne ha fatte 39. Si intitola “Il mestiere del mare” ed è disponibile su Amazon o in libreria .

COSA DEVO PORTARE CON ME?

Obbligatorio per tutte le tratte avere una cerata completa di salopette e giacca e scarpe o stivali: durante i turni di notte i nostri skipper richiedono che chi è di turno sia attrezzato per eventuali groppi o colpi di vento.

Nella traversata verso ovest generalmente il clima è molto caldo ed è consigliato portare indumenti leggeri che proteggano dal sole, mentre nella traversata di ritorno è probabile incontrare condizioni di freddo e pioggia, per cui consigliamo di portare guanti e qualcosa per coprirsi il collo, oltre a indumenti da indossare a strati sotto la cerata.

Lenzuola e coperte sono a bordo, ma dovete provvedere agli asciugamani: consigliamo di portarne uno da utilizzare per l’acqua dolce e uno per l’acqua salata.

QUALI DOCUMENTI MI SERVONO PER IMBARCARMI PER UNA TRAVERSATA?

Generalmente i porti di imbarco e sbarco delle tratte di navigazione che proponiamo si trovano tutti in territorio comunitario (Spagna, Canarie, Martinica, Azzorre): la carta di identità è quindi sufficiente come documento di identificazione personale. Consigliamo però di portare anche il passaporto con validità residua di sei mesi nel caso in cui sia necessario effettuare soste non programmate in paesi extra comunitari (ad esempio il Marocco, Capo Verde, Santa Lucia): in questi paesi i membri dell’equipaggio senza passaporto non potranno sbarcare.

Prima di partire, inoltre, richiediamo a chi vuole imbarcarsi un certificato di buona salute e la firma di una dichiarazione, detta manleva , in cui si informa che non è garantita la presenza di un medico a bordo, anche se cerchiamo attivamente di averne almeno uno in equipaggio e che ciascuno è responsabile di provvedere a quello che gli è necessario (medicinali). E’ sconsigliato ad ogni modo l’imbarco per una traversata atlantica in barca a vela a persone con patologie conosciute non trattabili con farmaci.

Per informazioni dettagliate, suggerimenti sui voli e altre domande contattateci:

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MAIL       [email protected] 

Potete contattarci anche per informazioni sulle vacanze in barca a vela in Mediterraneo, ai Caraibi  e nelle isole del Pacifico, per informazioni su trasferimenti barche e sui corsi di scuola vela.

Per essere aggiornati  sulle nostre navigazioni potete anche seguirci su Facebook, Instagram e Youtube.

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COMPAGNIA DEGLI SKIPPER OCEANICI

Da oltre 20 anni CSO organizza traversate atlantiche e corsi di navigazione d’altura con skipper di grande esperienza

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traversata atlantica con yacht

Traversata atlantica - 2024: Da Capo Verde ai Caraibi

Avventura offerta da jan.

  • Programma La nostra avventura inizia sull'isola di São Vicente, Capo Verde, nel porto turistico di Mindelo. Dopo aver preso le provviste e aver conosciuto la nostra nave per la prima volta iniziamo con brevi traversate verso una o due delle altre isole Arcipelago per prepararsi alla grande traversata. Questi viaggi shake-down aiutaci a preparare la nave e l'equipaggio in modo ottimale per l'imminente arrivo per avere voglia di attraversare l'Atlantico. Non appena il tempo sarà favorevole, faremo il grande passo e partiremo per un viaggio di circa 2.000 miglia nautiche attraverso l'Atlantico. Da questo momento viviamo al ritmo dell'oceano: cambiano le guardie spento e il tempo diventa relativo. Navigare in mare aperto è un'esperienza trasformativa. Anche senza sosta Navigare e vivere a bordo – giorno e notte – riduce la percezione a questo Elementi essenziali: mangiare, dormire, far funzionare la nave. Allo stesso tempo offre un profondo impegno con la natura che vediamo nelle stelle, Vivi albe e tramonti. Continua a leggere

Jan

Dettagli della barca

  • Modello: Jeanneau - Odissea del sole 43
  • Capienza: 6 posti
  • Lunghezza: 13,21 m
  • Giubbotti di salvataggio
  • Verricello elettrico
  • Pilota automatico
  • Sensore vento
  • Imbarcazione ausiliare
  • Canne da pesca
  • Impianto HI-FI
  • Attrezzatura per snorkeling

Informazioni aggiuntive

  • Skipper professionale
  • Biancheria da letto
  • Pasti e bevande a terra
  • Vitto dello skipper
  • Carta di credito / debito
  • Bonifico bancario

5 · 1 recensione

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  • 23 Nov · 26 giorni Ultimi 2 posti 2600 € /persona Prenota

Prossime date

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Imbarcarsi per la traversata atlantica

Le rotte, le tratte, le date della traversata atlantica Est-Ovest e Ovest-Est

La traversata atlantica, sia di andata che di ritorno, è composta da più tratte . La navigazione deve essere fatta a tappe sia per consentire i rifornimenti e le meritate pause , sia per aspettare il momento più propizio per partire dal punto di vista metereologico .

Potete decidere quindi di imbarcarvi per tutte le tappe di una traversata atlantica, solo per le tratte più brevi o per quelle più lunghe, a seconda del tempo che avete a disposizione.

Le tratte lunghe , le vere e proprie traversate atlantiche, sono quelle che hanno più appeal, ma non sono da sottovalutare le esperienze delle tratte più brevi , che sono spesso impegnative dal punto di vista della navigazione e che vi danno un’idea di come si svolge la vita in oceano prima di decidere per un impegno più lungo.

Qui di seguito trovate una descrizione di ciascuna tratta, le date indicative di imbarco, le miglia da percorrere, la durata stimata della navigazione, l’indicazione degli aeroporti più vicini ai porti di imbarco e sbarco.

I programmi dettagliati della traversata atlantica, da est a ovest e da ovest a est, sono pubblicati di anno in anno , ma potete contattarci sempre per domande, informazioni sui trasferimenti e altre indicazioni.

TELEFONO       +39 335 5614976

MAIL       [email protected]  

La traversata atlantica da Est a Ovest

Dalla sardegna alle baleari a vela.

Metà settembre

1 o 2 settimane

Palau | Ibiza

Sono lontane dall’oceano, le Bocche di Bonifacio, ma è qui che comincia il viaggio , e in un certo senso è qui che comincia la traversata, perché si comincia a capire quanto le lunghe navigazioni richiedano competenze più articolate delle crociere. Occhi sulla meteo, che se entra il ponente dalle Bocche non si passa, barca in ordine, e appena c’è una finestra buona, intorno alla metà di settembre, si parte.

Si passano i Fornelli, stupendo passaggio tra Stintino e l’Asinara , con l’allineamento dei dromi, rigorosamente di giorno e con mare calmo, e da lì c omincia la navigazione d’altura . Una sosta a Minorca o a Maiorca, a seconda delle condizioni meteomarine, per scoprirne i bellissimi porti e le affascinanti cittadine; se c’è tempo una sosta anche a Cabrera, la mia favorita tra le Baleari , e poi si riprende la rotta sud-ovest verso Ibiza e Formentera.

Dalle Baleari ad Almerimar: i capi del Mediterraneo a vela

Ultima settimana di settembre

1 settimana

Ibiza| Malaga

A guardarlo sulla carta, questo tratto di mare, forse non ve lo aspettereste, ma è davvero impegnativo. Di rado imbarco qualcuno in questa tappa perchè serve un vero spirito di navigazione (ovvero niente aerei da prendere, niente ferie che finiscono, niente orologio ne’ calendario) per affrontare i tre capi: Cabo de Nao, Cabo Palos e Cabo de Gat a. Non so più quante volte mi sono ritrovato ad aspettare che il ponente smontasse, o a bordeggiare faticosamente e inutilmente per guadagnare miglia… Soprattutto Cabo de Gata sa essere tremendo, qualcuno lo chiama il Capo Horn del Mediterraneo: le perturbazioni entrano da Gibilterra, il mare di Alboran le amplifica e il capo fa il resto per rendere questo tratto di mare davvero duro da navigare a volte.

Almerimar-Gibilterra-Lanzarote: le Colonne d’Ercole e le prime miglia in oceano

Prima settimana di novembre

1.000 miglia

10 giorni di navigazione

Malaga | Lanzarote

Ho scelto Almerimar come punto di partenza per la traversata atlantica tanti anni fa: è un marina molto grande, ben attrezzato, gestito da persone competenti che ormai dopo tanti anni sono anche amici. A volte mi sposto qualche miglio più a sud, nel marina di Benalmadena per imbarcare gli equipaggi che navigheranno con me fino a Lanzarote.

Da qui a Gibilterra sono circa 100 miglia, giusto il tempo che serve a prendere confidenza con la barca e le manovre prima della grande emozione del passaggio dello stretto di Gibilterra . La Spagna a dritta, l’Africa a sinistra, la rocca, le emozioni dei racconti mitologici e storici: passare Gibilterra è sempre affascinante. Dal punto di vista della navigazione è una bella scuola : se il vento soffia da ponente inutile pensare di provare a passare lo stretto, che con il suo effetto Venturi moltiplica la forza del vento; si devono conoscere le correnti per sfruttarle a nostro vantaggio; si deve prestare attenzione al traffico marino, ai divieti e alle regole. Ma una volta passato lo Stretto di Gibilterra si è in oceano, e ogni sforzo è ripagato.

Il faro di Tarifa sfila lentamente a dritta, e la rotta punta prima verso occidente, per tenersi ben al largo dalle coste marocchine, e poi a sud verso le Canarie. Se Eolo è benevolo si incontra l’ Aliseo portoghese , un vento da Nord che ci permette subito di provare la vera navigazione oceanica su andature portanti. Spesso, però, a queste latitudini si incontrano ancora perturbazioni generate più a nord nell’Atlantico e la navigazione si fa impegnativa. La prima delle Canarie, La Graciosa , si avvista dopo 600 miglia, mediamente cinque giorni di navigazione, e faccio sempre il possibile per fermarmi almeno un giorno: è un’isola piccola e molto selvaggia, perfetta per riprendersi dalle fatiche senza buttarsi subito nel caos cittadino.

Tenerife-Martinica: la traversata atlantica da est a ovest

Fine novembre

2.900 miglia

17/22 giorni di navigazione

Tenerife| Fort-de-France

Da Lanzarote ci si sposta ancora a sud-ovest, verso Tenerife, isola in cui imbarco l’equipaggio delle tratta lunga della traversata atlantica di andata , il grande salto verso ovest fino ai Caraibi. La sosta a Tenerife è lunga, e l’equipaggio è il benvenuto anche giorni prima della partenza: anche se il tempo è sempre scarso e molti tendono a imbarcarsi il giorno prima della partenza, io ritengo che per vivere appieno un’esperienza come la traversata atlantica sarebbe opportuno prendersi qualche giorno in più. Prendere confidenza con la barca, con le manovre, con il comandante e con i compagni è importantissimo . Ed è anche molto bello vivere il clima pre-partenza, ricchissimo di emozioni, di incontri, di stati d’animo. Arrivando qualche giorno prima l’equipaggio ha anche modo di aiutarmi nelle ultime operazioni di sistemazione della barca : andare in testa d’albero a controllare il sartiame, predisporre materiale di rispetto, sistemare le drizze, le manovre, etc. L’ultima di queste operazioni è la preparazione della cambusa per la traversata atlantica , il momento in cui l’equipaggio comincia a collaborare e a formarsi.

Poi cominciano le ultime telefonate, di colpo sale la consapevolezza che per un paio di settimane abbondanti tutto dovrà andare avanti senza di noi: chi è a bordo dovrà solo preoccuparsi di far camminare la barca, di fare i propri turni, di riposarsi – la vita torna a un’essenzialità che di rado si ha modo di vivere a terra. Sono fortissime le emozioni dei momenti in cui si mollano gli ormeggi per la traversata atlantica , spesso accompagnati dai saluti e dagli applausi di altri naviganti che sono in banchina, perfetti sconosciuti con cui però si condivide qualcosa di così grande da sembrare vecchi amici…

E siamo in oceano . Per i primi giorni si naviga ancora a latitudini che possono riservare qualsiasi condizione meteo: vento da nord-ovest, da sud, pioggia, clima ancora fresco. Si comincia ad abituarsi all’onda dell’oceano, che solo dopo qualche giorno riusciremo a chiamare gentile, si comincia a prendere il ritmo dei turni, a sentire la barca e imparare a timonarla senza fatica . Si comincia anche a prendere confidenza con la navigazione oceanica , molto diversa da quella mediterranea: poche manovre, vele come lo spi e il gennaker a cui generalmente si è meno abituati e velocità sì, perché bisogna arrivare, ma senza strafare e mettendo sempre prima la sicurezza. Si impara a riconoscere le nuvole che portano vento, a scrutare il cielo per vedere i groppi per tempo.

Il contatto stretto con la natura e con i compagni di viaggio è l’altro aspetto della traversata atlantica, oltre alla navigazione, con cui è necessario prendere un po’ di confidenza. Vedere per giorni e giorni solo mare, solo cielo, è un grande spazio di libertà interiore che si può riempire di quello che la nostra mente decide: può essere felicità, serenità, ma anche nostalgia, paura. Qualunque cosa verrà a galla dovrete affrontarla, perché sarete in mezzo al mare con una manciata di sconosciuti: non c’è scampo. Continuo a credere che sia l’aspetto più bello e più importante di una traversata.

A bordo c’è sempre da fare: a parte i turni , c’è da imparare ad usare la radio , scaricare le carte meteo e interpretarle, programmare la rotta e segnare accuratamente i punti nave . C’è da pescare , da farsi una doccia con acqua di mare ben legati a poppa, da fare il pane. E dopo un paio di settimane comincia il toto-arrivo con tanto di banco scommesse. Non si vede l’ora di vedere terra: le palme, le spiagge, i profumi dei Caraibi. Ma allo stesso tempo si vorrebbe che non finisse mai questa meravigliosa navigazione… L’atterraggio è un momento molto emozionante , forse indescrivibile: l’adrenalina continua a scorrere per ore dopo l’arrivo, riabituarsi alla terra richiede un po’ di tempo, si sente di essere cambiati. Si è compiuto qualcosa di grande .

La traversata atlantica da Ovest a Est

La mia traversata preferita: da ovest a est, dalla martinica alle azzorre.

Inizio di aprile

2.500 miglia

15/20 giorni di navigazione

Fort-de-France | Ponta Delgada

La “vera” traversata atlantica, quella dura, bagnata, sbandata, quella dove si impara e ci si tempra . La mia preferita perché è quella che mi riporta a casa, dopo mesi lontano. La traversata atlantica di ritorno, da Ovest a Est, è mediamente più impegnativa di quella di andata, sia per le difficoltà della rotta e della navigazione che per le condizioni meteo. Dal caldo dei Caraibi si naviga verso nord-est, verso il freddo, non è raro incontrare perturbazioni che portano pioggia, e anzi andremo a cercarcele quelle perturbazioni. Sono infatti loro, o meglio le loro code, che girando in senso antiorario intorno al nucleo di bassa pressione, ci daranno il vento buono da sud-ovest. Ma andiamo per gradi.

La partenza per la traversata atlantica da ovest a est è il 1 aprile (di solito) dalla Martinica , che si trova a 14º di latitudine nord e 60º di longitudine ovest, e la rotta ci deve portare a Faial, isola dell’arcipelago delle Azzorre, latitudine 38º nord longitudine 30º ovest. Se guardiamo le pilot charts dell’Atlantico settentrionale vedremo che i venti prevalenti sono da est nord-est fino al 30º grado di latitudine nord . Per la prima parte della traversata atlantica di ritorno si devono quindi mettere in conto andature di prua, una bolina più o meno larga a seconda della direzione dell’aliseo. Una volta superato il 30º parallelo è più frequente riuscire a prendere la coda di qualcuna di quelle perturbazioni di cui vi dicevo prima e navigare sotto gennaker macinando miglia buone verso nord-est.

Queste però, come sapete, sono solo medie. In tante traversate ho visto di tutto , e l’Atlantico settentrionale non è certo uno scherzo: leggete il diario di bordo della traversata atlantica da ovest a est del 2011 , scritto da un membro dell’equipaggio – per due giorni dovemmo girare la prua a ovest, metterci mare e vento in poppa e aspettare che la burrasca passasse. A volte la rotta migliore è più meridionale, a volte si deve trovare la strada in mezzo alle alte pressioni. Decisioni da prendere, situazioni inattese da affrontare, mare duro da navigare: si diventa marinai migliori.

La prima delle Azzorre che si incontra è Faial : vederla, verde come uno smeraldo, è una gioia e un’emozione ancora dopo tanti anni e l’arrivo sulla mitica banchina di Horta non è da meno. Da anni è tradizione che gli equipaggi che passano di lì dipingano un murales, e i colori vecchi e nuovi creano un colpo d’occhio eccezionale sullo sfondo dell’oceano e della vetta innevata del vulcano di Pico. E poi c’è la serata da Peter’s , altrettanto mitico ritrovo di naviganti, dove ben seduti con le gambe sotto il tavolo aggiungeremo alle tante storie che quelle pareti hanno da raccontare anche la nostra. In un angolo c’è ancora appesa la bandiera italiana dell’Hélène, in ricordo della mia prima traversata di ritorno, nel 1993. Se c’è tempo, visitare l’interno dell’isola è qualcosa che vi consiglio di fare : tra il cratere verdissimo del vulcano, il faro imponente, le spiagge battute dall’oceano e i vecchi borghi troverete un paesaggio straordinario.

Azzorre-Gibilterra-Malaga: 1.000 miglia

Fine aprile

Ponta Delgada | Malaga

Da Faial ci spostiamo per circa 150 miglia fino a Sao Miguel, la più orientale delle Azzorre , dove imbarco il nuovo equipaggio e da dove si salpa intorno al 25 aprile con rotta su Gibilterra. Circa 1.000 miglia ci separano dal Mediterraneo , 1.000 miglia in cui mi è capitato di avere venti portanti, venti talmente contrari che per tre giorni abbiamo dovuto fare rotta sull’Inghilterra, bonaccia. Ancora una settimana di navigazione oceanica , prima di avvistare le coste del Portogallo e, finalmente, Gibilterra.

Che l’oceano con la sua navigazione spesso solitaria stia per finire ce ne accorgiamo ben prima di arrivare alle Colonne d’Ercole: il traffico si fa denso, le guardie devono stare attente a navi, barche, pescherecci. I venti prevalenti a Gibilterra , lo abbiamo già visto all’andata, sono il Levante e il Ponente: lo stretto crea un effetto Venturi che incanala l’aria e moltiplica la forza del vento in uscita. Se c’è Levante, quindi, non si passa: a volte si deve riparare a Cadice o a Tarifa per qualche giorno, fare i turisti e aspettare fiduciosi. Se invece si riesce ad entrare a Gibilterra, mi piace fermarmi per un paio di giorni almeno e dare all’equipaggio il tempo di visitare la rocca e tutte le curiosità di questo luogo così particolare .

Malaga-Toscana: il rientro in Mediterraneo

Inizio maggio

Malaga | Baleari | Toscana

Il rientro nel Mediterraneo è sempre dolceamaro: è un mare che amo, ma è difficile da navigare , con le sue perturbazioni, le rotte quasi obbligate, l’onda che si alza rapida e cattiva. Da Malaga alla Toscana sono circa 900 miglia, ma non sempre scelgo la stessa rotta, soprattutto dopo che si sono superate le Baleari e c’è da vedersela con il Golfo del Leone . A volte basta aspettare un po’, magari visitando Cartagena , cittadina piena di storia, o Maiorca e Minorca , isole davvero molto belle, per poi mettere la prua sulla Corsica. A volte invece il Leone non vuole proprio lasciarci passare, e traversare direttamente verso nord-est è impossibile: in quei casi si costeggia la Spagna, si aspetta una finestra anche molto breve di tempo buono, e si fa rotta su Porquerolles. E poi, finalmente, Porto Venere: il rifugio della Freya al rientro da ogni traversata atlantica.

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Transatlantiche

Un viaggio d'altri tempi..

Compiere una Traversata Atlantica a bordo di Queen Mary 2 rappresenta l’esclusiva occasione di vivere una serie inesauribile di esperienze emozionanti a bordo della nave più grandiosa di tutti i tempi , l’unico Ocean Liner attualmente in servizio e l’unico ad effettuare un servizio di collegamento di linea dall’Europa agli Stati Uniti e viceversa.

Complice del fascino di questo viaggio leggendario è l’arrivo (o la partenza a seconda che navighiate verso Ovest o verso Est) a New York , la Grande Mela, la Città che non dorme mai…Comunque la vogliate chiamare è un luogo magico capace di esercitare un fascino irresistibile su ognuno di noi. Un’immensa metropoli che pullula di arte, cultura e storia.

WESTBOUND Southampton >> New York

Partenze 2024 : Lug 21*; Ago 16; Set 15; Ott 17°; Nov 13; Dic 14 * crociera di 6 notti | ° crociera da 8 notti

Partenze 2025 :  Gen 9^; Mar 8°; Apr 27 ^ crociera di 9 notti con Queen Anne | ° crociera da 8 notti

EASTBOUND New York >> Southampton

Partenze 2024 : Lug 6°, 27°; Ago 23; Ott 4^, 25; Dic 3 ° crociera di 8 notti | ^ crociera di 9 notti

Partenze 2025 : Gen 3°; Mar 29° ° crociera di 8 notti

EVENTI SPECIALI

  • 23 Agosto – Queen Mary 2’s 400th Transatlantic Crossing
  • 4 Ottobre – Anthony Inglis & the National Symphony Orchestra
  • 13 Novembre – Literature Festival At Sea

DOG FRIENDLY Cunard ha pensato anche a tutti coloro la cui famiglia comprende un amico a quattro zampe , riservando un posto a bordo delle traversate atlantiche da Southampton a New York o viceversa. Il trattamento durante la crociera è regale, come impone la tradizione Cunard.

Spaziose cucce , area giochi , dog-sitter , cucina riservata con alimenti di prima qualità e biscotti per viziare i “passeggeri”! Voi potrete fare loro visita durante la giornata (8-10; 11-12; 15-18) e replica orologi passeggiare lungo il ponte dedicato godendo la brezza marina, lo sconfinato oceano, appagati dalla gioia di aver condiviso con Fido un’esperienza indimenticabile!

traversata atlantica con yacht

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Prepararsi per la traversata Atlantica: ti racconto la mia esperienza

Prepararsi per la traversata Atlantica: ti racconto la mia esperienza

Vorresti mollare gli ormeggi per attraversare l’Oceano? In questo articolo ti racconto la mia esperienza su come prepararsi per la traversata Atlantica .

Quando si pensa ad attraversare l’oceano, di solito nella mente delle persone c’è l’immagine romantica della barca a vela che solca dolcemente le onde spinta dal vento mentre punta un meraviglioso orizzonte. E tu sei lì al timone a goderti quel momento intenso e profondo. Oppure qualcosa di simile.

Spesso è così, e sinceramente auguro che sia così a chiunque si imbarchi in questa avventura.

Ma la realtà a volte è diversa dall’immaginazione o da ciò che uno vorrebbe vivere.

La realtà è che in mezzo all’oceano si è soli, lontani da tutto e da tutti. Non ci sono autogrill o piazzole dove accostare con le quattro frecce per aspettare il carro attrezzi. Si può contare solamente sulla propria barca, vera e propria isola galleggiante, sulle proprie capacità e su quelle dei compagni di viaggio, a meno che non affronti questa avventura in solitaria.

Prepararsi per la traversata Atlantica richiede quindi qualche riflessione: la sistemazione della barca, la formazione e la preparazione dell’equipaggio, le scelta delle cose da portare con sé sono a mio avviso aspetti da non trascurare prima di mollare gli ormeggi.

Non ho la presunzione di scrivere un manuale da seguire per prepararsi per la traversata oceanica. Voglio solo condividere la mia esperienza: come abbiamo preparato la barca con cui siamo partiti, come preparerei la mia barca se dovessi partire con Mina Vagante 2, quali aspetti considerare se si vuole far parte di un equipaggio per la traversata Atlantica e come mi sono preparato io per questa avventura.

Spero che il racconto della mia esperienza ti sia utile se stai pensando anche tu di attraversare l’Oceano in barca a vela.

INDICE DEI CONTENUTI

Come preparerei la mia barca, Mina Vagante 2, per affrontare la traversata oceanica

Attraversare l’oceano atlantico in flottiglia: l’atlantic rally for cruiser (arc), il fattore tempo: quanto ci vuole per fare la traversata atlantica, la lontananza dalla terraferma: libertà o disagio, la marineria: conoscere le nozioni base della navigazione a vela, prima della partenza: cosa ho fatto per prepararmi, cosa ho messo nella borsa per la traversata atlantica, come trovare un imbarco per la traversata atlantica, che barca serve per attraversare l’oceano e come prepararla.

Foto di un Beneteau Oceanis 60: la barca con cui abbiamo attraversato l’Oceano Atlantico

La prima domanda che potrebbe venirti in mente se stai pensando alla traversata Atlantica è: che barca serve per attraversare l’Oceano?

Non c’è una risposta assoluta: quando abbiamo ormeggiato a Martinica ho visto barche di tutti i tipi arrivare ai Caraibi dopo aver attraversato l’Oceano. Qualsiasi sia la barca, è però importante prepararla affinché sia pronta ad affrontare una navigazione così lunga e impegnativa.

Io ho fatto la mia prima traversata Atlantica a bordo di un Beneteau Oceanis 60 del 2018. Una barca a vela di 18 metri, armata a sloop, con ampi spazi interni ed esterni, tre cabine matrimoniali ognuna con bagno e una cabina marinaio a prua che abbiamo usato come cala vele e magazzino. Una barca con ampi spazi interni ed esterni, dotata di molti comfort: generatore elettrico, dissalatore, splitter a inverter in ogni cabina per aria condizionata in estate e aria calda in inverno, tre frigoriferi di cui due con congelatore, lavasciuga, etc.

Comfort e comodità sono aspetti sicuramente importanti da tenere in considerazione quando si sta in barca, soprattutto con altre persone a bordo. Ma noi non stavamo partendo per una tranquilla crociera estiva di una o due settimane. Dovevamo affrontare circa 5.000 miglia di cui più dei due terzi in pieno Oceano Atlantico.

Anche in molte tratte del Mediterraneo saremmo stati lontani da terra e dai soccorsi per la maggior parte del tempo. La barca rappresentava la nostra sicurezza , e per questo prima della partenza bisognava accertarsi che ogni cosa a bordo funzionasse correttamente.

Si dice che per una traversata Atlantica la barca si usuri come in cinque anni di normali crociere estive in Mediterraneo. Quindi capisci bene quanto fosse importante mettere la barca in condizione di affrontare questo lungo viaggio in sicurezza.

Nei primi giorni di settembre del 2021 la barca è stata alata in un cantiere a Fiumara Grande (Fiumicino, provincia di Roma) con una lunga lista di lavori e controlli da fare. Molti sono stati eseguiti dal cantiere. Altri, e soprattutto gran parte dei controlli, li abbiamo fatti noi dell’equipaggio.

La sosta in cantiere è durata più di un mese e in questo periodo Alberto, il comandante, ha supervisionato tutti i lavori per conto dell’armatore che non poteva essere presente. Noi membri dell’equipaggio (oltre a me, Flavia, Marco e Claudio) gli abbiamo dato una mano. Ognuno seguiva un lavoro e, tutti insieme, abbiamo controllato davvero tutta la barca, dalle sentine all’ultimo bozzello in coperta.

È questo il miglior modo per conoscere una barca : metterci le mani; aprire tutti gli stipetti e i paioli; capire dove sono le attrezzature; dove passano tubi, fili, impianti; dove sono gli interruttori; dove trovare un attrezzo e dove poter intervenire in caso di necessità.

Noi dell’equipaggio abbiamo fatto lavori di secondaria importanza come sistemare uno sportello che non si chiudeva bene, cambiare una lampadina fulminata, lavare e ammorbidire le cime delle manovre, revisionare i winch, pulire e lubrificare i bozzelli, pulire le sentine e i serbatoi, controllare e revisionare le autoclavi e i maceratori dei bagni elettrici, e così via.

Dovevamo poi recuperare le decine di pacchi che arrivavano più o meno tutti i giorni con i corrieri. Erano le numerose dotazioni e accessori che l’armatore, insieme ad Alberto e Flavia, aveva deciso di aggiungere prima della partenza. Noi prendevamo i pacchi, li scartavamo, capivamo cosa contenevano e li depennavamo dalla lunga lista delle cose che sarebbero dovute arrivare.

In più, non scontato, dovevamo trovargli una sistemazione a bordo! Puoi immaginare che confusione poteva esserci in barca in quei giorni!

foto di tre momenti della preparazione della barca per la traversata Atlantica: lavori sull’idrogeneratore e sulla pala del timone

I lavori più importanti e impegnativi sono stati fatti dal cantiere o da professionisti esterni sotto la supervisione di Alberto. Tra questi: la riparazione della pala del timone a seguito di un piccolo urto che aveva subito; la verifica dell’intera timoneria; il rinforzo del rollbar (un arco in vetroresina su cui agisce l’intera forza della randa); l’installazione dei pannelli solari e dell’idrogeneratore; la sostituzione delle batterie di servizio; il controllo e la regolazione dell’albero; il controllo delle vele già in dotazione (randa full batten a cui è stata aggiunta la terza mano di terzaroli, genoa avvolgibile, fiocco avvolgibile con stecche verticali, Code 0 avvolgibile su rollgen idraulico); l’installazione dello strallo di trinchetta; la sostituzione di alcune drizze e scotte; il rinforzo della drizza randa e fiocco con una calza in dyneema in corrispondenza delle pulegge di uscita sull’albero in modo da limitarne il logorio; la sostituzione del vang rigido; il tagliando al motore e al generatore, e tanto altro ancora.

Oltre a tutto questo sono state realizzate due vele nuove : un gennaker e una trinchetta.

Il gennaker era un grande S1 dalla spalla pronunciata, alta e potente, da murare sulla delfiniera strutturale della barca e da usare in mezzo all’Atlantico spinti dagli alisei. Grazie alla calza, si poteva maneggiare la grande superficie velica in modo più agevole durante l’issata e l’ammainata.

La trinchetta era pensata per le condizioni dure che avremmo incontrato per uscire dal Mediterraneo. Per questo il tessuto era molto pesante ed è stata predisposta con due mani di terzaroli. La trichetta era dotata anche di una speciale sacca a “pipa” che ci ha permesso di tenerla sempre piegata a prua, ingarrocciata sul suo strallo e pronta a essere issata.

Sono stati aggiornati e aggiunti alcuni strumenti per controllare la navigazione , come un comodo display multifunzione installato in zona carteggio per monitorare dati e parametri della barca anche da sotto coperta. È stato implementato anche il sistema di controllo sulla carica delle batterie.

Inoltre sono state controllate e aggiornate le dotazioni di sicurezza (estintori, coperta antifiamma, razzi di segnalazione), controllati e revisionati i giubbotti autogonfiabili, revisionata la zattera di salvataggio, installate le safety line, ovvero linee di sicurezza a cui potevamo attaccarci attraverso una cintura con doppio moschettone, in pozzetto e lungo i passa avanti della barca fino a prua.

Infine sono stati aggiunti un visore notturno a infrarossi (una figata!), l’ EPIRB , ovvero una radio-boa satellitare da azionare in caso di emergenza, e il sistema di comunicazione satellitare Iridium GO tramite cui potevamo ricevere e inviare telefonate ed e-mail, scaricare previsioni metereologiche e inviare una chiamata di soccorso.

Anche la cassetta del pronto soccorso è stata integrata. Sono stati aggiunti antibiotici, antidolorifici, cortisonici, pomate, garze, guanti, disinfettanti e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente anche pasticche contro il mal di mare. Per sapere di più su questo tema puoi leggere anche l’articolo dedicato ai rimedi naturali per il mal di mare .

Gli ultimi giorni sono stati deliranti. La barca era di nuovo in acqua e a bordo c’erano gli operai del cantiere e i professionisti intenti a chiudere i diversi lavori, mentre noi correvamo da una parte all’altra per pulire e chiudere stipetti, gavoni e paioli che venivano abbandonati a loro stessi a termine di una lavorazione.

Dovevamo poi trovare il posto a tutte le cose che ci siamo portati dietro. Pezzi di ricambio, attrezzi, attrezzatura, ferramenta, dispositivi, cime, pezzi di cime, siliconi, resine, stucchi, spray sbloccanti e tutto quello che poteva venirci in mente per affrontare una qualsiasi avaria in alto mare.

Poi c’era da stivare anche tutta l’attrezzatura da charter. Sì perché una volta a Martinica, la barca avrebbe dovuto lavorare per l’intera stagione estiva caraibica. Quindi eravamo sommersi anche da servizi di piatti, bicchieri, tazze, tazzine, tovaglie, tovagliette e elettrodomestici come macchina del pane, macchina del ghiaccio, bollitore, tostapane, e tanto altro ancora.

La situazione in barca prima della partenza: cose da sistemare a bordo

Considera poi che in barca non esiste che una cosa la appoggi lì, sotto il tavolo, così non si vede e non dà fastidio. No! Ogni cosa deve essere fermamente bloccata , altrimenti con lo sbandamento, il rollio e il beccheggio può letteralmente volare da una parte all’altra della barca. Può rompersi, danneggiare parti della barca o altre cose su cui va a schiantarsi oppure, se ti trovi sulla sua traiettoria, può colpirti e farti molto male.

Proprio sotto al tavolo, per esempio, abbiamo realizzato una sorta di rete contenitiva . Abbiamo passato un cordino più volte avanti e indietro fino a formare una specie di barriera. Abbiamo riempito questo spazio di scatole e cassette della frutta incastrate tra loro per non farle scorrazzare libere in giro per la barca.

Essendo abituato alla mia barca, Mina Vagante 2, di 12 metri, all’inizio pensavo che un Beneteau Oceanis 60 fosse una barca molto grande. Ma quando ho visto tutta quella roba ho iniziato a temere che anche una barca da 18 metri fosse in realtà piccola! Alla fine, grazie alla magia di Flavia, tutte le cose hanno trovato un loro posto.

Avevamo anche una tabella che indicava il posto dove si trovava ciascuna cosa. Quindi se cercavi qualcosa e non ti ricordavi dov’era, bastava consultare la tabella o… chiedere a Flavia, che si ricordava tutto a memoria!

Insomma, di lavoro ce n’è stato tanto. Sicuramente ho dimenticato molte cose, ma quello che vorrei trasmetterti è che non bisogna prendere alla leggera un viaggio del genere e che bisogna partire con la barca preparata al meglio . Soprattutto perché una volta che si è lì in mezzo all’Oceano, si può contare solo su se stessi e, se ci sono, sulle altre persone a bordo.

Foto di Mina vagante 2, la mia barca a vela, in navigazione

Se hai già letto l’articolo in cui racconto la mia prima traversata Atlantica , saprai che il mio prossimo sogno nel cassetto è di rifare la traversata con la mia compagna Alice sulla nostra barca, Mina Vagante 2 .

Sognare costa poco, così ho iniziato a ragionare sullo stato attuale della barca, su cosa andrebbe controllato e revisionato, cosa cambiato e cosa aggiunto ex novo per fare questo viaggio in sicurezza e con i giusti comfort.

Partiamo dallo stato attuale di Mina Vagante 2.

Innanzitutto, se non la conosci già, Mina Vagante 2 è un Beneteau Oceanis 411 clipper del 2001 , versione quattro cabine e due bagni. È lunga poco più di 12 metri ed è armata a sloop, ovvero con randa e genoa.

È una barca più piccola di quella con cui sono partito per la traversata Atlantica. Quella era un 60 piedi (18 metri), mentre la nostra è un 41 piedi (12 metri). Con i suoi 22 anni di età è anche decisamente più vecchiotta. È tuttavia un progetto dello studio del grande Finot ed è il modello di serie più venduto al mondo. Tutt’oggi ha delle linee d’acqua che nulla hanno da invidiare a barche più giovani di lei.

È un modello più che testato in oltre 20 anni e ancora oggi ce ne sono tantissime che vagabondano tranquillamente in giro per il mondo. Io stesso ho visto decine di gemelline di Mina Vagante 2 beatamente ancorate nell’immensa baia di Le Marin a Martinica. E pensare che già sognavo di portarla lì…

L’Oceanis 411 è quindi un modello già ben testato e rodato per affrontare navigazioni d’altura lunghe e impegnative. Le numerose barche sparse intorno al mondo ne sono la prova inconfutabile.

Ora parliamo nello specifico di Mina Vagante 2 e di ciò di cui avrebbe bisogno affinché mi sentissi sicuro ad affrontare questo lungo viaggio insieme a lei.

Da quando l’abbiamo acquistata, nel 2018, abbiamo fatto tantissimi lavori. Era evidente che il precedente armatore non le volesse molto bene e l’abbia trascurata un bel po’.

Tra i principali lavori che abbiamo eseguito fino ad oggi ci sono:

  • sostituzione del sartiame
  • revisione dell’albero e del boma, con sostituzione di tutte le pulegge, dei cavi elettrici e di diversi componenti delle crocette e del boma (l’ultima che abbiamo sostituito è la trozza del boma)
  • sostituzione di tutte le manovre correnti, molte delle quali sostituite con cime in dyneema
  • sostituzione di tutti gli strumenti con dispositivi Garmin di nuova generazione (chart plotter, pilota automatico, radio VHF-DSC, AIS attivo, sensore del vento, log, ecoscandaglio, sensore temperatura acqua)
  • revisione della timoneria, con reincollaggio della boccola superiore e sostituzione dei frenelli;
  • revisione del pistone idraulico del pilota automatico
  • nuova randa, di tipo full batten, con tre mani di terzaroli
  • revisione del genoa e rifacimento della banda anti UV
  • sostituzione del rollafiocco con il Bamar C2
  • sostituzione del motore con il nuovo Yanmar 4JH57, di tipo common rail
  • sostituzione dei passauomo e degli oblò laterali
  • sostituzione di tutte le prese a mare
  • carena portata a gelcoat (a “zero”) e nuova antivegetativa con Coppercoat
  • riscaldamento a gasolio Webasto centralizzato in tutte le cabine
  • rifacimento della cuscineria interna della dinette e dei materassi delle cabine
  • rifacimento delle tappezzerie esterne (spray hood, bimini, easy bag, cuscini del pozzetto, e diverse borse e sacche per sistemare le cime, saponi, creme solari, etc)
  • sostituzione del teak delle panche e della plancetta con sughero Marine Cork
  • riverniciatura con anti skid del pozzetto
  • sostituzione di tutte le luci con luci a LED (interne e esterne)
  • sostituzione del motore del frigorifero
  • sostituzione delle batterie dei servizi con un pacco batteria LiFePo4 da 400Ah e relativo aggiornamento e adeguamento dell’impianto 12V di bordo
  • installazione di 2 pannelli fotovoltaici da 100Wp l’uno
  • sostituzione dell’alternatore con un alternatore di potenza Balmar da 165A con regolatore di carica esterno programmabile e adatto alla ricarica di batterie LiFePo4

Wow! È venuta fuori una lista bella lunga! Sinceramente non me l’aspettavo. Sono rimasto sorpreso anche io!

Schema dell’impianto delle batterie LiFePo4 di Mina Vagante 2

Bisogna anche considerare che nel 2019 siamo passati alla bandiera UK commerciale , il che vuol dire che per superare la visita di ispezione rigidissima, in confronto alla quale la visita di sicurezza italiana fa ridere, abbiamo dovuto adeguare la barca per renderla conforme alla normativa inglese.

Abbiamo apportato diverse migliorie in termini di sicurezza, aggiungendo o sostituendo tanti dispositivi, come:

  • zattera Eurovinil 10 posti senza limite dalla costa (ISO 9650-1 Solas Pack B)
  • 12x salvagenti autogonfiabili con luce strobo e cintura di sicurezza
  • 2x salvagenti anulari (uno con luce strobo, uno con cima galleggiante)
  • danbuoy con bandiera “Oscar” e luce strobo
  • razzi di segnalazione (in numero maggiore rispetto a quanto previsto dalla bandiera italiana)
  • randa con tre mani di terzaroli
  • tormentina di colore rosso da armare intorno al genoa rollato
  • ancora di rispetto Danforth 20 kg con 10 metri di catena 8 mm e 40 metri di cima
  • smoke detector nelle cabine
  • gas detector nella dinette
  • procedura scritta, in italiano e in inglese, della chiamata di emergenza (distress call) vicino al VHF
  • procedura scritta, in italiano e in inglese, da seguire in caso di fuga di gas
  • e tanto altro ancora…

Quindi, ricapitolando, una buona anzi buonissima base di partenza c’è. Ma ci sono comunque una serie di migliorie che mi sentirei in dovere di apportare prima di mollare gli ormeggi per un viaggio lungo e impegnativo come può essere una traversata Atlantica. Alcune riguardano la sicurezza nuda e cruda, altre invece riguardano il comfort a bordo, che a lungo andare può incidere positivamente sull’equipaggio. 

Vediamo cosa si potrebbe migliorare sulla nostra Mina Vagante 2 .

Migliorie per la sicurezza

  • aggiungere l’ EPIRB , radio-boa satellitare da azionare in caso di emergenza
  • aggiungere il radar , per controllare/monitorare i sistemi nuvolosi circostanti (compresi i groppi o gli squall come si chiamano in oceano, che possono essere molto violenti e pericolosi), le navi e, perché no, anche la terraferma
  • aggiornare le carte nautiche delle isole caraibiche
  • aggiungere una pala di timone di rispetto , da montare sullo specchio di poppa, nel malaugurato caso in cui si urtasse qualche oggetto galleggiante e si perdesse la pala del timone della barca
  • dotarsi di una trinchetta con due mani di terzaroli , una vela che serve ad affrontare condizioni dure di mare e vento contrari, in cui ci si potrebbe imbattere nella prima tratta del Mediterraneo. Dovrebbe avere la sacca a “pipa”, come quella che avevamo sull’Oceanis 60, in modo che sia pronta a essere issata
  • aggiungere lo strallo di trinchetta , necessario per armare la trinchetta, rigorosamente in tessile, in modo da poter essere riposta a riposo lungo l’albero quando la trinchetta viene disarmata
  • installare un freno per il boma , per evitare che la randa passi violentemente da un lato all’altro in caso di abbattuta involontaria (strambata)
  • aggiungere le safety line in pozzetto e sui lati della barca fino a prua, per assicurarsi con la cintura e spostarsi in sicurezza lungo la barca
  • (opzionale) prendere un sistema satellitare di comunicazione come l’Iridium GO o lo Starlink, considerando che ho già il Garmin InReach mini che ho usato tantissimo durante la mia prima traversata Atlantica

Migliorie per il comfort

  • aggiungere il dissalatore , ovvero quel congegno che preleva l’acqua di mare, la filtra e la rende pulita e, volendo, anche potabile. In tal modo non saremmo vincolati alla limitata quantità di acqua dolce a bordo. Anche perché i serbatoi di acqua di Mina Vagante 2 portano 550 litri, che non sono molti considerando almeno tre settimane di traversata
  • sostituire l’ inverter attuale con uno da 1500/2000 Watt e collegarlo all’impianto 220 della barca, in modo da poter scaldare l’acqua del boiler senza dover accendere il motore e da usare utensili e dispositivi elettrici che si userebbero anche a casa (caricabatterie di PC, bollitore dell’acqua, tostapane, ma anche caricabatterie per attrezzi come trapano/avvitatore, frullino, etc.)
  • raddoppiare i pannelli fotovoltaici e aggiungere una o due pale eoliche per alimentare questi dispositivi aggiuntivi
  • realizzare un rollbar a poppa con duplice funzione: ospitare i nuovi moduli fotovoltaici e le pale eoliche, e appenderci il tender da 3,10 metri con chiglia fissa in alluminio. Attualmente lo teniamo capovolto in coperta a prua, ma vorrei tenere libera la prua sia per poterla utilizzare in caso di bel tempo, sia per lasciare una visuale più libera da poppa (e quindi in parte ricade anche questo su tema sicurezza). Inoltre ci installerei anche una seconda antenna VHF di emergenza, le due antenne GPS che attualmente sono sotto coperta (una dell’AIS e una degli strumenti di bordo) e anche i due salvagenti anulari e la danbuoy che attualmente occupano tutto il pulpito di poppa del lato destro. Al loro posto sul pulpito ci metterei la zattera autogonfiabile con il suo supporto così da averla più a portata di mano (vorrei vedere qualcuno prendere quel valigione super pesante da dentro il gavone in caso di necessità!) e per liberare prezioso spazio nel gavone
  • dotare Mina Vagante 2 di un bel gennaker , da utilizzare in negli alisei in mezzo all’oceano Atlantico
  • studiare un modo di aggiungere una ghiacciaia dentro l’enorme frigorifero che abbiamo a bordo (per conservare meglio i grandi pesci che pescheremo!)

Disegno del rollbar da installare su Mina Vagante 2

Non ti aspettavi una lista di cose da fare così lunga eh? Sinceramente, nemmeno io! Come vedi sono tutte cose finalizzate alla sicurezza e al comfort.

Ovviamente niente è necessario. E la storia è piena di persone che sono partite e arrivate all’altro lato dell’oceano senza troppi problemi con barche decisamente meno equipaggiate rispetto allo stato attuale della nostra barca.

Ma il giorno che Alice ed io molleremo gli ormeggi con la nostra barca, vorrò senz’altro sapere di poter contare su di lei e sulle sue capacità marine e vorrò essere certo che tutta l’attrezzatura sia in buono stato e operativa al 100%.

Nel nostro “piccolo” con Mina Vagante 2 abbiamo già navigato 5 anni coprendo più o meno 8.000 miglia nel Mediterraneo . Sulla nostra rotta abbiamo incontrato diverse situazioni avverse, e non mi ha mai dato motivo di dubitare di lei.

Quando partire per la traversata Atlantica

Il periodo migliore per attraversare l’Oceano Atlantico da est verso ovest , cioè dalle Canarie ai Caraibi, va da fine ottobre a fine febbraio . La stagione degli uragani è terminata e gli alisei sono generalmente stabili, assicurando una buona pressione di vento da latitudini poco inferiori alle Canarie.

La maggior parte delle barche parte proprio a fine novembre, per due motivi:

  • si arriverebbe ai Caraibi verso metà dicembre, così da sfruttare le festività natalizie e festeggiare Natale, Capodanno e Befana in costume e con un bel cocktail in mano, sotto una palma in una spiaggia dorata caraibica;
  • a fine novembre parte la famosa ARC, ovvero l’Atlantic Rally for Cruiser, un bellissimo modo per attraversare l’Oceano Atlantico in flottiglia, utile soprattutto per chi ha poca esperienza di navigazione oceanica.

L’ARC è un “rally” nato nel 1986 dalla mente di Jimmy Cornell che la pensò come un trasferimento in flottiglia per tutte le barche che dovevano attraversare l’Atlantico.

Fin dalla prima edizione, è diventata una sorta di appuntamento per partire insieme ad altre decine di barche e non sentirsi troppo soli durante la traversata oceanica. Oggi lo spirito è lo stesso di quello del 1986: sulla linea di partenza ci sono barche di ogni genere, equipaggiate in tantissimi modi, con equipaggi di tutti i tipi (anche famiglie con bambini).

Ci sono anche barche più sportive, che partecipano alla ARC in quanto competizione, ma hanno le proprie classi di regata e la propria classifica.

Anche se lo spirito di base non è cambiato nel tempo, è cambiata invece l’organizzazione dell’evento, che dà molto peso alla sicurezza durante la navigazione. Diverse barche partono per prestare assistenza e soccorso ai partecipanti durante il tragitto e tutte le barche che si iscrivono devono essere conformi agli standard di sicurezza richiesti dal comitato organizzatore.

Inoltre, prima della partenza, vengono organizzati diversi corsi e incontri sulla sicurezza. E durante la navigazione tutte le barche sono costantemente in contatto con gli organizzatori a terra.

Proprio per questo, la ARC è un ottimo modo per affrontare una navigazione impegnativa come la traversata Atlantica, soprattutto se non si ha tanta esperienza con navigazioni simili.

Il percorso originale va da Las Palmas di Gran Canaria a Santa Lucia (Caraibi).

Per completezza ti dico che ci sono anche altre varianti della ARC, come la ARC+ , che parte qualche giorno prima della ARC ma si ferma a Capoverde; la ARC January , che fa lo stesso percorso della ARC ma parte a gennaio; la World ARC che propone il giro del mondo a tappe, ma questa è tutt’altra storia…

Dopo aver visto come preparare la barca e quando partire per la traversata Atlantica in barca a vela, affrontiamo ora un altro tema importantissimo: l’equipaggio.

L’equipaggio per una traversata oceanica: quali aspetti considerare

Foto dell’equipaggio pronto a partire per la traversata Atlantica

Per come la vedo io, l’equipaggio è un altro elemento importante da tenere in considerazione in vista di una traversata Atlantica . E sebbene molti amanti del mare e della vela abbiano nel proprio cassetto questo sogno, ti dico subito che a mio avviso una traversata oceanica non è un’esperienza adatta a tutti.

Non si va in mezzo all’Oceano con l’idea di passare qualche giorno in relax su una barca a vela, come in una crociera estiva, dove le giornate sono scandite da bagni, letture, riposini, belle mangiate e bevute. Certo, ci sarà il tempo anche per questo (tuffi a parte!). Ma chi affronta una traversata oceanica lo fa perché vuole vivere un’esperienza intensa, in mezzo alla Natura e lontano da tutti, mettendo in gioco se stesso sotto diversi punti di vista, tra cui la resistenza fisica e, soprattutto, quella mentale.

Bisogna tenere in considerazione diversi aspetti prima di decidere di affrontare questo tipo di avventura.

Per prima cosa c’è il fattore “tempo”.

Mappa del percorso da Roma a Martinica in barca a vela

Il tempo necessario per attraversare l’Oceano Atlantico in barca a vela varia a seconda del tipo di imbarcazione e delle condizioni meteo che si trovano durante il percorso. Con una barca a vela dai 12 ai 18 metri ci possono volere tra le due e le tre settimane per la traversata dalle Canarie ai Caraibi , a seconda delle condizioni meteo.

Se però vuoi partire da “casa”, ovvero dall’Italia o da un altro porto nel Mediterraneo, devi considerare anche il tempo necessario per arrivare alle Canarie. In base al porto di partenza può variare di qualche giorno, ma è il tipo di navigazione a fare la differenza: una rotta diretta, oppure una rotta che prevede una o più soste?

La rotta che si intende fare per arrivare alle Canarie viene decisa prima della partenza, ma poi bisogna tener conto degli imprevisti di natura tecnica, come avarie e rotture, e di quelli di natura meteorologica.

Per fare la traversata Atlantica noi siamo partiti da Fiumicino (Roma) e abbiamo impiegato circa un mese per arrivare a Las Palmas di Gran Canaria . Lungo la rotta abbiamo fatto diverse soste: alcune tecniche, altre di piacere, altre ancora per entrambi i motivi.

Se vuoi conoscere tutte le tappe che abbiamo fatto da Fiumicino a Martinica puoi leggere l’articolo con il racconto completo della traversata Atlantica in barca a vela .

Foto del boma sbarcato durante la traversata Atlantica

Si può scegliere di fare solamente la traversata Atlantica partendo dalle Canarie, sia per questioni di tempo, sia perché attraversare e uscire dal Mediterraneo tra ottobre e dicembre può senza dubbio risultare molto faticoso a livello di navigazione.

Partendo dalle Canarie è bene ricordare che non ci sono terre emerse lungo la rotta, a parte le isole di Capo Verde. In ogni caso dopo Capo Verde c’è solo tanto Oceano e tante miglia da percorrere prima di avvistare e raggiungere la prima terra emersa.

Se si fa rotta diretta dalle Canarie ai Caraibi generalmente ci vogliono tra i 16 e i 25 giorni di navigazione . Se si fa uno stop a Capo Verde si possono togliere tra i 5 e i 7 giorni di navigazione.

Bisogna quindi essere consapevoli che una volta partiti non c’è più modo di tornare indietro (se non nelle primissime ore di navigazione). Una volta entrati nell’aliseo, il vento e le onde oceaniche iniziano a spingere verso ovest e tentare di tornare indietro diventa un’utopia.

Chi decide di fare questo grande salto, deve essere consapevole che rimarrà isolato sulla barca insieme al suo equipaggio, per tutto il tempo necessario alla traversata Atlantica.

Foto della barca in mezzo all’Oceano Atlantico: libertà o disagio?

La “lontananza dalla terraferma” è un altro aspetto. Anzi, è per certi versi l’aspetto primario che andrebbe considerato.

Navigare su una barca a vela, senza terra in vista per giorni e giorni, per molti è sinonimo di libertà e di benessere in generale. Per altri invece la lontananza dalla terraferma può generare sensazioni diametralmente opposte.

La consapevolezza di essere lontani da tutti e da tutto, di rimanere esposti alla forza dell’oceano e del vento non potendo mettersi al riparo in un porto o in una baia protetta, di non poter essere raggiunti da soccorsi, ove dovessero essere necessari, può provocare disagi, paure e stati di ansia.

E non c’è niente di male in assoluto, siamo tutti diversi.

Il mio consiglio però è quello di provare perlomeno una crociera o un trasferimento di due o più giorni prima di imbarcarti per la traversata Atlantica . Potrai capire così che sensazioni ti provoca vedere solamente acqua e cielo a 360° intorno alla barca e non avrai sorprese in mezzo all’Oceano.

E se credi che la tua più grande paura sia proprio la lontananza dalla terra, considera che in realtà una barca in mare aperto è molto più sicura di una che naviga sottocosta : che sia di legno, in vetroresina, di alluminio o in acciaio, una barca sarà sicuramente più fragile di uno scoglio. Se ci sbatti contro, rischi seri danni allo scafo e all’attrezzatura.

In alto mare questo pericolo non c’è.

Foto del comandante che manovra la barca durante la navigazione in Oceano

Infine c’è l’aspetto “marineria”.

Durante una lunga navigazione come la traversata oceanica è necessario conoscere per lo meno le nozioni base dell’andare a vela : saper manovrare una barca, saper regolare le vele, conoscere un minimo gli strumenti di bordo, conoscere le andature, saper gestire e condividere gli spazi in barca, e non solo.

Ovviamente non bisogna sapere o conoscere tutto! Il comandante avrà modo di spiegarti come funziona la barca prima di salpare. È certamente nel suo interesse che tutte le persone a bordo sappiano dove e come mettere le mani in caso di bisogno. Ciò nonostante non si può avere la pretesa di imparare tutto sul momento. Bisogna già conoscere i fondamentali della vela.

Come per la lontananza dalla terraferma, che deve essere gestita con la giusta predisposizione mentale, anche per acquisire un minimo di nozioni e quel che si chiama “piede marino” è necessario che l’aspirante navigatore oceanico abbia trascorso un po’ di tempo su barche a vela . Vacanze, trasferimenti, regate, corsi. Non importa tanto che tipo di esperienza si è avuta, ma è importante averla fatta.

Per capire cosa vuol dire stare su una barca, per sapere come muoversi e dove mettere le mani, ma anche per sapere se si ha l’attitudine giusta per affrontare una simile navigazione. Ad esempio bisogna sapere se si soffre il mal di mare.

Anche se il mal di mare è in realtà un problema secondario : in lunghe tratte come questa, ci si abitua durante le prime ore o al massimo nei primissimi giorni. Tanto per dire, io stesso ho avuto dei disturbi nelle prime ore di navigazione, ogni volta che partivamo da un porto. Passati questi primi momenti, è andata sempre liscia come l’olio.

Ti dirò di più: il mondo è pieno di grandi navigatori oceanici – del passato e del presente – che soffrono di mal di mare . Semplicemente lo sanno. Partono consapevoli del fatto che staranno male per un po’ e che poi tutto passerà. E se il mal di mare fosse un problema così grande non credi che rimarrebbero a terra? Evidentemente navigare a vela in mezzo all’Oceano è un piacere così grande che non può essere limitato da un futile disturbo passeggero.

Concludo ricordando che la traversata Atlantica non è una vacanza, anche se ti imbarchi come ospite pagante . Quando si salpa dovrai partecipare attivamente alla vita di bordo. Tutti sono tenuti a fare i turni di guardia per controllare la rotta, evitare collisioni con navi e altre barche, controllare le previsioni meteo e i groppi (o squall) attraverso il radar, etc.

In caso di necessità bisognerà aumentare o ridurre la velatura, cambiare rotta, regolare le vele, abbattere, virare, ammainare e issare vele, e così via. Infine va controllata l’attrezzatura, bisogna fare le necessarie riparazioni, cucinare, apparecchiare, lavare i piatti, tenere in ordine la barca, e chi più ne ha più ne metta.

Insomma, quando si è chiamati a fare una cosa bisogna farla, ovviamente nel limite delle proprie capacità. In situazioni più critiche e delicate sarà il comandante a dare istruzioni alle persone a bordo, in base alle capacità di ognuno.

Ma ti assicuro anche che ci sarà tantissimo tempo libero per leggere un libro, ascoltare musica, fare fotografie, chiacchierare, o semplicemente contemplare in silenzio un bel tramonto lì davanti alla prua della barca.

Come mi sono preparato e cosa ho messo nella borsa per affrontare 5.000 miglia in barca a vela

Se hai letto fino a qui, sotto sotto hai voglia di partire per una traversata Atlantica. Non è così? Bene!

Allora concludo raccontandoti come mi sono preparato io e cosa mi sono portato per affrontare la lunga navigazione oceanica.

Come avrai capito se hai letto i paragrafi precedenti, durante la traversata Atlantica si naviga per la maggior parte del tempo lontani da terra, il che vuol dire lontani da porti o approdi sicuri e, soprattutto, lontani da assistenza medica e mezzi di soccorso.

Anche se può fare paura, non è detto che ciò sia negativo. La giusta dose di paura ti rende sempre vigile e concentrato su quello che si sta facendo. L’importante è che non diventi panico.

Partire in buona forma è, secondo me, il minimo che si possa fare . E un check-up medico pre-partenza è il miglior modo per affrontare in tranquillità una navigazione lunga, impegnativa e lontana da medici, ospedali e farmacie.

Per questo, per prima cosa ho fatto le analisi del sangue e delle urine, insieme ad una visita dal medico di famiglia.

Poi ho fatto una visita dentistica (vorrei vedere che faresti se avessi un problema serio ai denti a 1.000 miglia di distanza dalla terra più vicina!) e una visita oculistica specialistica, visto che fin da bambino mi porto una scocciatura a un occhio che devo tenere sotto controllo.

Sia al medico di famiglia che agli specialisti ho spiegato cosa sarei andato a fare e mi sono fatto prescrivere dei farmaci da assumere in caso di necessità.

Le analisi del sangue, delle urine, la visita dal proprio medico di famiglia e il controllo ai denti li consiglierei a tutti, a prescindere. Poi ognuno dovrebbe controllare patologie pregresse già note, in modo da poterle affrontare in autonomia se dovessero manifestarsi delle ricadute. 

Per le patologie più comuni c’è cassetta di primo soccorso di bordo, che contiene aspirine, ibuprofene, pasticche per il mal di mare, ma anche garze, cerotti, disinfettante, pomate per ustioni, stecche per fratture, etc. Ma è tuo compito portare farmaci specifici che potrebbero servirti, oltre a quelli che già prendi regolarmente. Come per esempio cortisonici, miorilassanti, antidolorifici, antistaminici, etc. Ricordati quindi di farteli prescrivere per tempo.

Oltre a controllare la propria salute, prima di partire è buona norma prepararsi ad affrontare un’emergenza in mare. Esistono corsi specifici per equipaggi che partecipano a regate d’altura (offshore) in cui è richiesta una preparazione in questo senso. L’ Offshore Personal Survival è uno di questi ed è rivolto proprio a chi deve affrontare navigazioni lunghe e impegnative, in cui ci si potrebbe imbattere in situazioni di emergenza. Il corso dura due giorni ed è diviso in lezioni teoriche e in esercitazioni pratiche, che si svolgono in piscina.

Foto di una navigazione con maltempo in Oceano Atlantico

Durante le lezioni teoriche ti spiegheranno qual è il modo migliore di affrontare una situazione critica in alto mare : cosa fare e, soprattutto, cosa NON fare; quali sono e come si usano gli equipaggiamenti individuali e collettivi di sicurezza e salvataggio; come prevenire e come gestire un incendio a bordo; quali sono i segnali di emergenza e come si usano; come si fa una chiamata di emergenza sugli apparati radio di bordo, e tanto altro.

La pratica si svolge in piscina. Ti insegneranno come nuotare con il salvagente (ci hai mai provato? È più difficile di quanto possa sembrare!); imparerai le tecniche di nuoto di gruppo; come indossare la tuta di sopravvivenza; come aprire la zattera di salvataggio e come raddrizzarla nel caso di gonfiasse capovolta; come salire sulla zattera; come essere recuperato dal verricello di un elicottero, e molto altro.

Insomma, per chi va per mare è un corso utile, a prescindere dalla traversata Atlantica. Per questo te lo consiglio in ogni caso.

Ci sarebbe anche il corso per i marittimi professionisti, i cosiddetti STCW95 . Sono corsi decisamente più approfonditi, durano un’intera settimana e il loro costo è sicuramente più elevato.

Una delle scuole più rinomate in Italia sia per l’Offshore Personal Survival sia per gli STCW95 è il Centro Addestramento Soccorso e Sopravvivenza di Anzio , in provincia di Roma. È il centro in cui anche io ho fatto i corsi e mi sono trovato molto bene.

Ho un ultimo consiglio da darti.

Prima di mollare gli ormeggi, fai anche un corso di primo soccorso , meglio noto come BLS-D (Basic Life Support-Defibrillation) . Imparerai a soccorrere persone colpite da arresto cardiaco improvviso mediante la rianimazione cardiopolmonare (RCP) e l’uso del defibrillatore. Ti insegneranno anche le manovre di disostruzione delle vie respiratorie. Non è un corso specifico e necessario per la barca. Ma saper intervenire in caso di arresto cardiaco, sia che succeda mentre passeggi sotto casa, sia, a maggior ragione, in alto mare, potrebbe davvero salvare la vita della persona in difficoltà.

Il corso dura mezza giornata e al suo termine ti rilasceranno un patentino da rinnovare ogni due anni. Lo organizzano scuole specialistiche o la stessa Croce Rossa Italiana. Informati, sicuramente vicino casa tua troverai un centro che lo organizza!

Per la mia attività di noleggio di barche , sono obbligato ad avere i corsi STCW95 sempre aggiornati (tra cui è incluso anche il corso BLS), quindi non ho dovuto rifarli prima di partire per la traversata Atlantica, visto che erano ancora validi.

Ma se ancora non li hai fatti e intendi partire, ti consiglio vivamente di farli, insieme ai check up medici di cui abbiamo parlato prima.

Foto del borsone che ho portato per la traversata Atlantica

Eccoci giunti a un altro aspetto importante della preparazione per la traversata Atlantica: cosa mettere in borsa .

Se parti per la sola traversata Atlantica, dalle Canarie ai Caraibi, la questione è relativamente semplice. Anche in inverno il clima alle Canarie è mite, quindi sono sufficienti vestiti prettamente estivi. Aggiungi giusto un paio di pantaloni lunghi, un paio di felpe o maglioncini e un giacchetto per la sera.

Una volta partiti per la traversata Atlantica dalle Canarie, si punterà subito verso latitudini più basse per andare a prendere gli alisei il prima possibile. La temperatura mediamente si alzerà di giorno in giorno, fino a diventare decisamente estiva. Una volta arrivati ai Caraibi… manco a dirlo! Sole, spiagge, palme… insomma costumi, pantaloncini, infradito, magliette o canotte!

Ciò nonostante, durante la navigazione la sera e la notte farà fresco . E ricordati che più ci si avvicina all’equatore, più la notte è lunga. Sulle latitudini di Martinica il sole tramonta verso le 18 e sorge verso le 6:30 (circa 12 ore di buio!). Quindi ti consiglio di portare comunque pantaloni lunghi, felpa, giacca antivento e scarpe chiuse. Sia chiaro, c’è chi è più freddoloso e chi meno, ma nel dubbio non partirei solo con costumi e magliette.

Da metà traversata in poi sono frequenti gli squall (o, come li chiamiamo qui, groppi) ovvero repentine variazioni di direzione e aumento notevole dell’intensità del vento, spesso e volentieri accompagnati da nubifragi, che da quelle parti sono vere e proprie bombe d’acqua.

Durano in media dai 15 ai 30 minuti, ma lasciano tutto il tempo di inzupparti per bene e di abbassare molto la temperatura dell’aria. Ergo, porta vestiti adatti a coprirsi dal freddo, giacca e pantaloni resistenti all’acqua (la cosiddetta “cerata”), scarpe chiuse (meglio se stivali).

Foto della cerata e dell’abbigliamento impermeabile che ho usato in navigazione

Vuoi sapere di preciso cosa ho messo nella mia borsa?

Ecco la lista di ciò che mi sono portato: biancheria (mutande e calzini leggeri e più pesanti), costumi (2), t-shirt (6 o 7), magliette a maniche lunghe (2), felpe (2), pantalone tuta (1), pantaloncini corti (2), pantaloni lunghi (2), giacca cerata (1 pesante e 1 leggera), pantalone cerata salopette (1), scarpe da barca chiuse (1 paio), stivali da barca (1 paio), scarpe per scendere a terra (1 paio), infradito (1 paio), cappello con visiera (1), giacchetto da “terricolo” per quando eravamo a terra (1, se ben piegato occupa pochissimo spazio, l’unico lusso che mi sono concesso).

Ovviamente a terra usavo gli stessi vestiti che usavo anche in navigazione (a parte il giacchetto da “terricolo”). Avevamo la fortuna di avere una lavasciuga a bordo, quindi lavavamo i panni abbastanza regolarmente. In ogni caso tutti i marina dove ci siamo fermati erano dotati di lavanderie self service dove poter fare una bella lavatrice .

C’è da considerare però che io sono partito da Roma, all’inizio di novembre, e che per arrivare alle Canarie ho dovuto attraversare il Tirreno, il golfo del Leone, il mare di Alboran e la prima parte di oceano Atlantico, da Gibilterra fino a Las Palmas di Gran Canaria. Sono partito praticamente in inverno e quindi  ho dovuto aggiungere qualche indumento più pesante, come: maglie termiche (2), pantaloni termici (2), pile pesante (1), pile leggeri a maniche lunghe (2), calzini termici (3 paia), cappello pesante (1), scaldacollo (2), guanti barca (1 paio, mai usati!).

Come infilare tutta questa roba dentro una borsa rigorosamente morbida che poi dovrai riportarti indietro in aereo?!  

E no, non pensare a un bel trolley rigido o semirigido con quattro belle rotellone. I trolley a bordo delle barche sono vietati! Soprattutto in una navigazione del genere dove, se iniziano a sballottare a destra e sinistra, finiranno per rovinare i legni o rompere qualcosa. Senza contare che non ci sarebbe lo spazio materiale (no, nemmeno su una barca a vela da 18 metri!) per riporlo una volta svuotato.

Ma non è finita qui. Oltre ai vestiti ci sono gli “accessori”.

Ecco cosa ho portato io: occhiali da sole, il mio fidato Leatherman, telecamera Insta360 One x2, telecamera Garmin Virb Ultra 30, il pc con 2 hard-disk esterni per fare montaggi estemporanei e salvare i video per liberare la memoria delle telecamere (a Gibilterra ho dovuto comprare un terzo hard-disk per questo!), ebook Kobo, auricolari bluetooth, cavi per ricaricare tutti i dispositivi, Garmin InReach mini (con cui ho comunicato per tutto il viaggio con le persone a terra), il mio giubbotto autogonfiabile e cintura di sicurezza con 3 punti di ancoraggio (a bordo ci sarebbero stati anche per me, ma sai, io del mio giubbotto mi fido ciecamente, dopo tutte le miglia e le regate che ci ho fatto insieme!), luce frontale, materiale per impiombare le cime (feeder, pooler, caviglia, aghi, filo, guardapalmo, hot-knife, etc), due rasoi (uno per i capelli e l’altro per la barba), borraccia in alluminio da mezzo litro, crema solare, burro di cacao e per finire la borsetta con i medicinali.

Ecco, prova ora a chiudere la maledetta zip del borsone!

Sì, avevo anche uno zaino impermeabile dove ho messo il pc e tutto il materiale elettronico, ma era veramente tanta roba. D’altronde sarebbero stati anche tanti giorni di navigazione, tante miglia da percorrere, tanti climi diversi. Quindi in fondo non potevo fare tanto meglio di così!

Per fortuna da Decathlon ho trovato un super borsone  che poteva essere portato anche in spalla a mo’ di zainone. Ma tanti litri vuol dire anche tanto peso! Per indossarlo dovevo appoggiarlo sul letto, sedermi, infilarlo sulle spalle e poi alzarmi in piedi. Era impossibile indossarlo in piedi, a meno di avere un tavolo o un piano rialzato a portata di mano su cui appoggiare il bestione.

Foto di Marco a Martinica, vicino ai nostri borsoni strapieni

E poi dovevo lasciare spazio a qualche cosa che avrei comprato lungo la strada, no? Qualche pensierino e ricordo del meraviglioso viaggio. O almeno così pensavo.

Alla fine, insieme al mio amico Marco, abbiamo riportato indietro solo ottimo rhum agricolo!

C’era però il limite dello spazio nelle borse, del peso complessivo e della quantità di alcolici che ognuno può portare con sé in aereo (4 litri per persona). Una tragedia insomma! Ma anche meno male, altrimenti avremmo pagato non so quanti altri chili di straforo!

Concludo con un aneddoto: tra le mille cose che ci eravamo portati, né io, né Marco avevamo una bilancia per pesare le borse. L’abbiamo cercata un pomeriggio intero a Martinica (anche da Decathlon!) ma non l’abbiamo trovata.

Così abbiamo comprato una bilancia per pesare le persone, a circa 10€ (batterie incluse!). Quando abbiamo preparato le borse, prima ci siamo pesati senza borsa e poi con indosso la borsa. Così abbiamo calcolato quanto pesavano i bagagli: eravamo al limite e la bilancia non era precisissima.

Eravamo quindi pronti a sacrificare una serie di vestiti in aeroporto nel caso avessimo sforato con la pesa (ah, cosa si è disposti a fare per del buon rhum!).

E comunque tutto è bene ciò che finisce bene: alla fine né io, né Marco abbiamo dovuto abbandonare nulla in aeroporto!

Foto delle banchine di Las Palmas di Gran Canaria, dove si possono trovare imbarchi per la traversata

Siamo arrivati alla fine di questo lungo racconto sulla preparazione per la traversata Atlantica.

Ti ho raccontato come abbiamo preparato la barca per affrontare una navigazione oceanica; ti ho detto qual è il miglior momento per partire; abbiamo parlato un po’ di cosa ci si aspetta dall’equipaggio; ti ho raccontato come mi sono preparato per la partenza e praticamente ti ho già preparato la borsa. Cosa manca?

Bhe ovvio! Quello che manca è solo un imbarco!

Vediamo come puoi trovare una barca che ti può accogliere a bordo e farti vivere questa avventurosa navigazione.

Prima di tutto c’è il sempre valido passaparola . Se conosci qualcuno che sta organizzando una traversata Atlantica o qualcuno del settore che conosce a sua volta qualcuno che sta per partire, è una delle migliori soluzioni. Il passaparola è spesso una garanzia perché puoi conoscere subito la persona che ti porterà in mezzo all’Oceano. Capisci fin da subito con chi hai a che fare, cosa non da poco per un simile viaggio.

Come seconda opzione ci sono i siti o i social . Esistono diversi siti, forum, gruppi facebook o telegram, dove c’è chi cerca imbarco e chi cerca equipaggio. È un ottimo luogo di incontro tra domanda e offerta. È vero che si può trovare di tutto, dal comandante più meticoloso a quello più improvvisato, ma è anche vero che essendo su pubblica piazza, se c’è qualcuno che ha fatto il furbo in passato, questa cosa uscirà sicuramente fuori prima o poi. E bada bene, questo vale sia per i comandanti che per i passeggeri.

In questi luoghi virtuali si trovano richieste di ogni tipo: dall’imbarco alla pari a quello a pagamento, dalla famigliola che vuole navigare tranquillamente verso il Caribe senza troppa fretta all’equipaggio super prestante che vuole arrivare primo in classifica nella classe regata dell’ARC.

Anche se cerchi un imbarco on line ci sarà la possibilità di conoscersi prima della partenza tramite email, messaggi, chiamate e videochiamate in primis. Se sarà possibile, ci potrebbe anche essere la possibilità di incontrarsi di persona prima di partire.

Se sei un marittimo professionista con tutti i corsi in regola, ci sono anche siti e gruppi specifici dove puoi farti assumere come membro ufficiale dell’equipaggio in vista della traversata Atlantica.

L’ultima opzione che posso suggerirti è decisamente più avventurosa: il barca-stop ! Sì, hai letto bene: come per le macchine, si chiede un passaggio in barca per farsi portare da un punto a un altro. Pensi che sono pazzo? In realtà ci sono tantissime persone che riescono a girare il mondo con il barca-stop.

In cambio del passaggio è richiesta ovviamente la cooperazione a bordo durante la navigazione e generalmente la partecipazione alle spese comuni. Ma sono cose richieste in ogni caso, te lo posso assicurare!

Ma come fare, in pratica?

Prepara la tua bella borsa, prendi un aereo fino a una delle isole maggiori delle Canarie (io ti consiglio Las Palmas di Gran Canaria, dove c’è più traffico) e inizia a girare per i moli del porto chiedendo alle barche in partenza se possono darti un passaggio. Tutto qui.

E non ti preoccupare, saprai riconoscere al volo quali sono le barche che partiranno da lì a pochi giorni : sono quelle dove si fanno freneticamente gli ultimi lavori e dove si imbarcano decine di buste della spesa, fustini di acqua, cassette di birra, frutta e verdura. Per aumentare le probabilità di trovare un imbarco vai da metà novembre, perché di lì a poco partirà la ARC. Oltre ad un maggior numero di barche in partenza, ci sarà sempre qualche barca in cui un membro dell’equipaggio ha dovuto dare buca all’ultimo minuto. E tu potrai essere lì pronto o pronta a sostituirlo.

Quando siamo stati a Las Palmas di Gran Canaria, tutti i giorni almeno 4-5 persone venivano a chiederci un passaggio. Persone di tutte le età: da ragazzi e ragazze, fino a un simpatico signore, credo inglese, di oltre sessant’anni e con lunghi capelli bianchi. Anche coppie e amici. Alcuni ti lasciano veri e propri volantini su cui c’è scritto il loro nome, il numero di telefono, l’email e qualche informazione in più come età, esperienze pregresse in barca, lingue parlate, etc.

Ci sono addirittura un paio di bacheche nel marina di Las Palmas dove i barca-stoppisti appendono i loro volantini con in basso nome e numero di telefono da strappare e portare via con sé come promemoria.

Foto della bacheca di Las Palmas dove si trovano gli annunci per cercare un imbarco per la traversata Atlantica

L’idea del barca-stop è molto romantica, ma la certezza di trovare un imbarco ovviamente non la dà nessuno. Devi riuscire a “venderti” al meglio e allo stesso tempo devi intuire velocemente con che tipo di persone hai a che fare. E sì, questo può essere un altro aspetto negativo: si ha poco tempo per conoscere le persone con cui si condividerà la lunga traversata oceanica. E questo vale sia per per l’ospite, sia per il comandante.

Ma se ti presenti bene e riesci a trasmettere chiaramente la persona che sei e la tua esperienza in barca a vela, non avrai difficoltà a trovare un buon equipaggio. Alcuni barca-stoppisti sono così ambiti che possono scegliere la barca con cui mollare gli ormeggi.

Per completezza volevo dirti che anche a Gibilterra un paio di ragazze tedesche (tra l’altro giovanissime) cercavano un passaggio per arrivare alle Canarie e poi proseguire verso il Caribe.

Non è necessario raggiungere le Canarie per cercare un imbarco. L’importante è trovare un porto strategico e individuare il momento in cui c’è più traffico di barche. È però certo che da metà novembre a Las Palmas di Gran Canaria si hanno ottime probabilità di trovare un buon imbarco, sia perché inizia la migliore stagione per le partenze, sia perché a fine mese decine e decine di barche si danno appuntamento proprio qui per partire per l’ARC.

E poi vuoi mettere di girare per il porto in maglietta con temperature praticamente estive invece di cercare imbarco con felpe e giacche come avverrebbe nello stesso periodo a Gibilterra?

Concludo dandoti un motivo in più per lanciarti come barca-stoppista: gli italiani sono molto ben visti come passeggeri ed hanno ottime chance di trovare un imbarco . Il motivo? Semplice: sappiamo cucinare! E in tutto il mondo, anche in barca in mezzo all’oceano, la cucina italiana è ben gradita 😉

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Alice&Andrea

Ciao, siamo Alice e Andrea e ti accoglieremo a bordo di Mina Vagante 3. Navighiamo da +15 anni e ti porteremo alla scoperta delle Isole Pontine, un meraviglioso arcipelago di origine vulcanica a due passi da Roma. Se vuoi vedere in diretta dove navighiamo, seguici su Instagram o Facebook. Trovi i link alle nostre pagine qui sotto!

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  • Traversata Atlantica. Siete pronti?

Come prepararsi per la traversata oceanica con un pro della barca: Incontriamo Omero Moretti

Aprile è la stagione in cui le barche provenienti dai Caraibi iniziano a fare rotta verso il Mediterraneo, affrontando la traversata atlantica ovest-est, la traversata più impegnativa ed esigente, che solo pochi velisti amatoriali decidono di affrontare.

Oggi incontriamo Omero Moretti, skipper da 35 anni, sia per passione che per lavoro, e che ad oggi ha intrapreso una traversata atlantica ben 39 volte.

Rotta atlantica Mediterraneo - Caraibi

Come prepararsi per la traversata in barca con un pro della barca, da ovest a est

Omero, parlaci un po' della tua esperienza di traversata atlantica verso est....

Beh, è senza dubbio più dura, più impegnativa e più tecnica della traversata atlantica verso i Caraibi, eppure è quella che mi riporta a casa e quella che mi permette di apprezzare al massimo la forza e il carattere della barca. Ecco perché è sempre stata la mia traversata preferita.

Di solito seguo la rotta della traversata di ritorno: questa mi porta molto a nord, intorno ai 34°- 38°. A queste latitudini, l'oceano comincia ad essere impegnativo, ma è lì che bisogna trovare le circolazioni occidentali che possono darti un buon vento per navigare verso est. Più a sud, siamo ancora nell'aliseo, ma invece di averlo a nostro favore, come è in media durante il viaggio di andata, è contrario. E navigare di bolina nell'oceano, con un'onda di tre metri quando il tempo è buono, non è molto piacevole.  

Murales Freya Omero  Moretti

Molti seguono una rotta più a sud, partendo un po' più tardi e facendo scorta di gasolio. Ma a parte il vento, mi piace anche andare a nord per fermarmi alle Azzorre, isole belle e remote dove un soggiorno di qualche giorno è piacevole e utile. C'è sempre qualcosa da riparare o da mettere a punto prima di affrontare l'ultima tappa verso Gibilterra. 

Puoi dirci più in generale come ci si può preparare al meglio per una traversata atlantica?

Ci sono due cose che dico spesso a chi mi chiede come prepararsi per una traversata atlantica in barca a vela. La prima è che la traversata dell'Atlantico, al giorno d'oggi, è un piacere che molte più persone possono realizzare di quanto si possa pensare. La seconda cosa è che sono gli uomini ad attraversare l'oceano, non le barche.

Cosa intendi esattamente? 

Il fatto che attraversare l'oceano a vela oggi è più gestibile rispetto anche solo a qualche decennio fa è un'affermazione banale. GPS, satelliti e attrezzature di ogni tipo rendono la navigazione accessibile anche ai marinai più inesperti. Non c'è bisogno di andare troppo indietro nel tempo, basta pensare ai miei primi anni di navigazione: Non avevo un GPS a bordo, non era diffuso per le barche da diporto, e i GPS commerciali erano proibitivi per me. Facevo tutto con un sestante, un libro di astronomia e la radio (che usavo per chiamare le navi che incontravo sulla strada per avere conferma della loro posizione stimata). Anche scaricare le carte meteorologiche richiedeva molto tempo e non sempre aveva successo, con i fax meteo che dipendevano dalla propagazione.

Omero ed il suo  equipaggio sulla rotta verso le Azzorre

Omero ed il suo  equipaggio sulla rotta verso le Azzorre

Oggi ho tre GPS a bordo, connessioni internet e satellitari per scaricare il meteo (anche se uso ancora la radio per il mio piacere), e generalmente uso il sestante solo per dare lezioni all'equipaggio più volenteroso.

Detto questo, alcuni aspetti non sono affatto cambiati nel tempo.  Il primo - e il motivo per cui dico che sono gli uomini ad attraversare, e non le barch e - è che salpare con 3.000 miglia davanti a sé significa ancora dirigersi verso l'ignoto, anche se quell'ignoto è stato completamente mappato e coperto da segnali satellitari. 

Avremo previsioni meteo solo per qualche giorno, e poi dovremo prendere quello che viene. L'assistenza da terra è generalmente disponibile solo per poche centinaia di miglia, e poi dovrete cavarvela da soli, qualunque cosa accada. In effetti, ora avete il lusso di accedere a strumenti e mezzi per comunicare e sentirvi meno soli. Tuttavia, alla fine solo tu puoi prendere la decisione necessaria per la tua barca e l'equipaggio con cui stai navigando.

Come ci si prepara a questa "navigazione verso l'ignoto"?

Nel corso degli anni, nelle mie 39 traversate atlantiche, insegnare alle persone a lasciare il molo con consapevolezza è stata la parte più cruciale del mio lavoro. Parlo molto di questi aspetti anche nel mio libro Il mestiere del mare, pubblicato da Il Frangente. Scusate la pubblicità, ma sono davvero argomenti che richiederebbero molte pagine!

Diciamo che la consapevolezza e un po' di esperienza in mare sono i requisiti fondamentali per chi vuole affrontare una traversata con la propria barca. Poi possiamo parlare di come prepararsi e di come preparare la barca. Scrivere di come prepararsi, per me, è già impegnativo. C'è una cosa che ho imparato in 35 anni di mare: Ci sono troppe variabili per poter dire in buona coscienza: "ecco come ci si deve preparare per..." . Quindi prendete le mie indicazioni come linee guida lungo le quali potete muovervi con la vostra esperienza e capacità. 

Mi spiego meglio. Al giorno d'oggi, con i prototipi in carbonio di 70 piedi con i foil, si può fare un 50 ruggente: ma nessuno di noi è un atleta abile come uno dei velisti del Vendee Globe, né abbiamo quel tipo di organizzazione alle spalle. Quindi, come prima considerazione, direi che bisogna saper gestire la propria barca, dalle manovre alle riparazioni: è inutile parlare di un'ottima teoria se non si sarà mai in grado di applicarla. Questo è il modo migliore per non partire mai. 

Ci sono dei controlli tecnici essenziali?

Credo che i controlli tecnici essenziali siano quelli che riguardano le parti più utilizzate: l'albero e il sartiame, la pala del timone, lo strallo e le prese a mare . Anche le drizze sono soggette a molte sollecitazioni durante i lunghi viaggi, spesso alla stessa velocità, quindi è fondamentale controllarle, cambiarle se necessario e sicuramente prepararne una già passata nell'albero nel caso si rompa. 

Questo mi ricorda uno dei miei motti preferiti: due di tutto. Qualcosa che l'oceano mi ha insegnato e che porto con me dopo innumerevoli rotture. L'ultima che mi ha dato filo da torcere è stata la rottura di uno dei due stralli durante una traversata atlantica di ritorno. Eravamo lontani mille miglia da tutto, ma per fortuna anche Freya, la mia barca, ha due stralli.

Navigazione atlantica con cattivo tempo

Se non navighi da solo, dedica un po' di tempo a preparare il tuo equipaggio. Navigate prima insieme. Imparate a conoscervi e assicuratevi che i ruoli siano il più chiari possibile. Una volta che si è in mezzo al mare, c'è uno e un solo capitano, ci deve essere disciplina, ed è una questione di sicurezza che sia così. 

Questo è ancora più evidente in una traversata da ovest a est, dove la barca può incontrare sfide ancora più significative, e spesso anche il tuo equipaggio. Quando navigo nell'Atlantico del Nord, rinforzo gli oblò con plexiglass dall'esterno, e stivaggio l'ancora e la catena in sentina per bilanciare meglio i pesi. In breve, ci vuole tecnica e non si può improvvisare.

Tramonto sull'oceano

Tramonto sull'oceano

Quanta esperienza in mare serve per intraprendere una traversata atlantica?

Dico spesso che una traversata atlantica dovrebbe essere la fine di un viaggio, non il punto di partenza. So che al giorno d'oggi, con tutto che sembra più accessibile e comodo e con tanti video che spesso mostrano solo una parte della storia, molte persone si avvicinano a questa esperienza senza aver navigato almeno un po' prima. 

Attraversare l'Atlantico non solo può essere pericoloso, ma se non si è interiorizzato cosa significa navigare davvero il mare, si rischia di vivere una mezza traversata con l'ansia di perdere il volo quando si arriva, o peggio, di annoiarsi, invece di godersi il viaggio.

Se siete interessati a saperne di più su Omero e i suoi viaggi, navigate sul suo account Instagram @omeromoretti o visitate il suo sito omeromorettivela.it

Buon vento! 

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Fountaine Pajot Elba 45

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Isole vergini britanniche, caraibi.

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  • 12 posti letto

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Navetta 26 Cross the Ocean

PUO’ UNO YACHT DI LUSSO ATTRAVERSARE L’OCEANO?

Una domanda che comunemente ci viene posta e che attrae l’interesse di molti armatori è: uno yacht di lusso è in grado di attraversare l’ oceano, assolutamente si.

La valutazione delle perfomance di uno yacht è un elemento decisivo nella scelta di progettazione e di acquisto.  Le prestazioni di un’imbarcazione non tengono conto solo della velocità, ma è importante considerare anche i consumi e l’autonomia di navigazione. Se si vogliono percorrere importanti tragitti, lontani dalla terra ferma e quindi dalla possibilità di fare rifornimento, questi fattori diventano essenziali.

Quali caratteristiche deve avere una imbarcazione per attraversare l’Oceano in sicurezza e tranquillità?

Uno yacht di lusso di certe dimensioni è perfettamente in grado di attraversare l’oceano.  Chiaramente per fare ciò è necessario che abbia delle specifiche particolari. Infatti le prestazioni  di una imbarcazione sono uno degli argomenti più importanti da trattare in fase di progettazione. In primo luogo nella fase di scelta è importante valutare alcuni fattori tra cui i consumi di carburante , l’autonomia di navigazione , la tipologia di carena ecc..

Filippetti Navetta 26: una crociera da Singapore a Perth

La Filippetti Navetta 26  (N Series) è sbarcata nella Western Australia dopo 12 giorni di navigazione.  Ha percorso il Mare della Cina del Sud ed il Mare di Java,  per poi far rotta verso l’Oceano Indiano.

Durante questo tragitto ha dimostrato a pieno il suo DNA di barca adatta a percorrere lunghe distanze,  grazie alla grande autonomia ed ai consumi limitati.

Sebbene le condizioni del mare non fossero favorevoli, la Navetta 26 ha percorso questa crociera in grande tranquillità, facendo dimenticare ai suoi ospiti il pensiero del rifornimento di carburante.

Il video documenta tutto. Al timone di Filippetti Navetta 26 c’erano Fausto e Giovanni Filippetti, che hanno personalmente consegnato l’ imbarcazione all’armatore.

____________________________________________

Per maggiori informazioni sulla Serie di Yacht Navetta :

[email protected]

+39 0721 930262

o compila il form:

NAZIONE * —Seleziona un'opzione— Afghanistan Albania Algeria Andorra Angola Anguilla Antigua e Barbuda Antille Olandesi Arabia Saudita Argentina Armenia Aruba Australia Austria Azerbaigian Bahamas Bahrain Bangladesh Barbados Belgio Belize Benin Bermuda Bhutan Bielorussia Birmania Bolivia Bonaire Bosnia ed Erzegovina Botswana Brasile Brunei Bulgaria Burkina Faso Burundi Cambogia Camerun Canada Capo Verde Ciad Cile Cina Cipro Città del Vaticano Colombia Comore Corea del Nord Corea del Sud Costa d'Avorio Costa Rica Croazia Cuba Curaçao Danimarca Dominica Ecuador Egitto El Salvador Emirati Arabi Uniti Eritrea Estonia Etiopia Fær Øer Figi Filippine Finlandia Francia Gabon Gambia Georgia Georgia del Sud e Isole Sandwich Meridionali Germania Ghana Giamaica Giappone Gibilterra Gibuti Giordania Grecia Grenada Groenlandia Guadalupa Guam Guatemala Guinea Guinea Equatoriale Guinea-Bissau Guyana Guyana francese Haiti Honduras Hong Kong India Indonesia Iran Iraq Irlanda Islanda Isole Canarie Isole Cayman Isole Cocos e Keeling Isole Cook Isola del Natale Isole Falkland Isole Marianne Settentrionali Isole Marshall Isola Norfolk Isole Pitcairn Isole Salomone Isole sparse nell'Oceano Indiano Isole Vergini americane Isole Vergini britanniche Israele Italia Kazakistan Kenya Kirghizistan Kiribati Kuwait Laos Lesotho Lettonia Libano Liberia Libia Liechtenstein Lituania Lussemburgo Macao Madagascar Madera Malawi Maldive Malesia Mali Malta Marocco Martinica Mauritania Mauritius Mayotte Melilla Messico Moldavia Mongolia Montenegro Montserrat Mozambico Namibia Nauru Nepal Nicaragua Niger Nigeria Niue Norvegia Nuova Caledonia Nuova Zelanda Oman Paesi Bassi Pakistan Palau Stato di Palestina Panama Papua Nuova Guinea Paraguay Perù Polinesia Francese Polonia Porto Rico Portogallo Principato di Monaco Qatar Regno Unito Repubblica Ceca Repubblica Centrafricana Repubblica del Congo Repubblica Democratica del Congo Repubblica di Macedonia Repubblica Dominicana Réunion Romania Ruanda Russia Saba Saint Kitts e Nevis Saint Vincent e Grenadine Saint-Barthélemy Saint-Martin Saint-Pierre e Miquelon Samoa Samoa Americane San Marino Santa Lucia Sant'Elena, Ascensione e Tristan da Cunha São Tomé e Príncipe Senegal Serbia Seychelles Sierra Leone Singapore Sint Eustatius Sint Maarten Siria Slovacchia Slovenia Somalia Spagna Sri Lanka Stati Federati di Micronesia Stati Uniti d'America Sudafrica Sudan Sudan del Sud Suriname Svezia Svizzera Swaziland Tagikistan Taiwan Tanzania Thailandia Timor Est Togo Tokelau Tonga Trinidad e Tobago Tunisia Turchia Turkmenistan Turks e Caicos Tuvalu Ucraina Uganda Ungheria Uruguay Uzbekistan Vanuatu Venezuela Vietnam Wallis e Futuna Yemen Zambia Zimbabwe “Informativa ai sensi dell’ art.13 del Regolamento UE 2016/679. I dati inseriti nel presente form potranno essere comunicati ad agenti esterni Titolari autonomi del Trattamento, collegati a Filippetti Yacht srl, per poter rispondere alla richiesta inoltrata. Per maggiori dettagli riguardo a come trattiamo i Suoi dati, alla durata del trattamento e alle relative finalità, la preghiamo di fare riferimento al testo completo della Privacy Policy.” ( Link alla Privacy Policy ) Ho letto la Privacy Policy e autorizzo all’uso dei miei dati personali per le finalità e gli scopi del presente form Voglio ricevere newsletter informativa da Filippetti Yacht e/o i suoi rappresentanti

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the call of the crossing, transatlantic superyachts

The unexpected joys of sailing across the Atlantic

Three owners joined their superyachts to cross the Atlantic and found more than they expected in the vastness of the ocean, they tell Caroline White .

Crossing oceans is a necessity if you want to get your yacht to the good stuff on either side. But, of course, the owner doesn’t need to be on board – that’s what paid crew (or even a yacht transport ship) are for. The conventional view is that two weeks and 3,000 nautical miles of rolling Atlantic – with bad weather or a technical failure the only likely source of excitement – make the Atlantic milk run a chore, a bore, even a little frightening: a venture you’d probably want to get a pay cheque out of.

But three owners defied this received wisdom to see other possibilities in joining their sailing yachts across the pond, from Europe to the Caribbean. Ilia Rigas and her daughter Nepheli, owners of 50-metre Almyra II , started from Syracuse in Sicily, while Nina Vibe-Petersen, owner of 54-metre Parsifal III and 52-metre Q , started from Gibraltar on the latter. Both yachts left in November last year to arrive in St Barths.

“Our goal was to do a circumnavigation,” says Rigas. “This is the reason we bought a Perini . We thought okay, let’s do the crossing, let’s go to the Caribbean.” She was inspired, in part, by the poem Ithaka , by the great Greek poet C.P. Cavafy, about how the value of a great journey lies in the journey itself, rather than the destination.

For Vibe-Petersen, a physical ailment brought with it the impetus to seize the day. “I was planning to do it with my family, but nobody ever had the time. And then last year I broke my shoulder, and I felt so helpless. I was like, I have to do it now.  And then some of my friends said they would love to go with me – they’re not used to sailing at all, so that was exciting.”

In terms of prep, Vibe-Petersen stocked up on craft materials, while Rigas made sure they had a wealth of movies queued up – both on the reasonable assumption that they’d have long, empty days to fill. Nepheli, meanwhile, didn’t think too much about it at all. “I have a  few friends that have done it and some of them didn’t have the best experience,” she says. “So I shied away from really thinking about it or discussing it until I was on the boat. I was trying to focus on the moment and not overthink anything.”

Initially, at least, this trepidation was well-founded, as Ilia recalls. “The weather turned bad when we reached Gibraltar and some crew left us out of fear, leaving me in charge of the ship’s kitchen,” she says. “I had reservations about cooking for the crew and loved ones, but I managed to brave the situation, wading through the unfamiliar kitchen and huge waves with nothing but grit and determination. Even with all the uncertainties, I found some much-needed time to relax. I started practising yoga, walking on the treadmill, and looking at the sea’s vastness while listening to the white noise of the ocean.”

Vibe-Petersen and her friends also tried yoga on deck but, “we were just rolling around”, so they put on loud music and danced: “that was really fun”. The endless sea and sky, far from requiring distractions, proved hypnotic, even addictive.

“There’s no light pollution and the stars almost hang,” she says. “You think you can actually take them with your hands. It’s just so beautiful and so peaceful to be there – I think we got less sleep because we wanted to be up and see the sunrise, and then we also wanted to see the sundown.”

In the end, the crossing experience confounded apprehensions for the owners of both yachts. Rigas, who heads the sustainability department of a FTSE 250 energy company, usually has scant time alone with her thoughts. “Normally, I cannot concentrate because my life is so hectic but here, without anything else, I could focus; I could read a book, play backgammon, things that I cannot normally do in my daily routine. And that’s what I loved.” In effect, the difference in situation changed the way her mind worked, “Automatically though, without really making any effort. Because you’re there and you cannot escape.” She kept a journal for the first time in her life, and it helped her reflect on: “my needs, what gives me passion, and what brings me down in life”.

Nepheli planned to catch up on work during the long hours at sea. But instead, she ended up on night watches with her father. “It was very quiet,” she recalls. “You could hear nothing but the sea and the waves. You’re in the middle of the Atlantic so there’s not much to see at night, other than the stars. Sometimes the sea was shining from the plankton. It was the two of us – no one else around. There were times we were talking the whole time. There were other times that we were completely silent. It was amazing.”

In the middle of the Atlantic, owners and guests also spend considerably more time in close proximity to the crew than they would normally. “All of us had a lot of fun with the crew and they were very engaged – they wanted to give us a beautiful first [crossing],” says Vibe-Petersen. “When we were halfway they dressed up and we were [as is traditional] baptised in rotten food and eggs; we also had to swim when we were halfway with all the crew, and had a lot of nice talks on the watches. I think everybody enjoyed that very much and yes, we became very good friends.”

On board Almyra II the owners strived for a relatively egalitarian lifestyle. “We were trying to prevent a disconnect between us and the crew,” says Nepheli. “All of us did six-hour shifts to support the crew – on a boat going 24 hours a day, everyone needs to help. At the halfway point we had a big party on board, with a lunch all together. It was very important for us to have the sense that we’re in this together.”

What about when they finally arrived in the Caribbean – were they itching to jump onto a powder sand beach? “Normally when I come to St Barths I’m very excited,” says Vibe-Petersen. “But this time we were almost crying; we didn’t want to get off the boat again.” Similarly, Nepheli recalls waiting gloomily for customs to clear them into one of the world’s most beautiful anchorages. It is perhaps Ilia, however, for whom the crossing was the most profound experience. “I think when you know that it’s going to finish soon, this makes it more magical,” she says. “I learned to appreciate nature more than before, watching sunsets, the shapes of the clouds.”

The experience was so affecting, in fact, that she did it again. “On my first crossing it took a while for me to realise that I had started with the weight of my city burdens on my shoulders. I had let the problems of my city life, my business life and the crew life follow me onto the ship, inadvertently impacting my experience,” she says.  “I knew I wanted to cross again, but this time I wanted to do it all on my own. I left behind any responsibility, family or friends and embarked on my journey with the minimum-possible professional crew. By the second crossing, I felt content exploring and soaking in the different Caribbean cultures, ending the journey with the St Barths regatta. Having such an amazing racing experience made it all so much more memorable. I returned home alone, feeling energised and reinvigorated to take on whatever came my way.”

Throughout this second, pared-back crossing she was freer to do as she wished – she loved being out in the open, setting the sails, letting different music dictate her mood. “The repetition of my daily routine made me feel like I belonged, and I found myself laughing every morning. I savoured every ounce of time away from the pressure and guilt of free time found in the hustle and bustle of city life,” she says.

Aside from the thrill of adventure – exploring vast stretches of open water – this environment offers vistas and sunsets unlike any you can experience elsewhere. On a practical level, Rigas points out, a crossing tests a superyacht’s endurance, stability and navigation systems in the most extreme conditions. It also fosters team bonding and forges deep connections among those on board – no bad thing if you want to keep a well-loved crew for a long time.

She is evangelical about the experience, which afforded her self-reflection and personal growth. It could provide a valuable reset for busy owners before diving into a season in the Med or Caribbean. A superyacht offers plenty of experiences you can’t have anywhere else, and this, perhaps, is a lesser-known one. “I know people who have everything yet fail to connect with nature and themselves. It’s not about having; it’s about daring to take action and having a passion for life. Talking to interesting people and allowing their stories to inspire you to find new ways of living is what truly matters. Remember,  where there is a will, there is a way – excuses will disappear.”

It seems that while there may be spectacular cruising grounds on either side of the Atlantic, there’s plenty of good stuff in the middle too.

First published in the September 2023 issue of BOAT International. Get this magazine sent straight to your door, or subscribe and never miss an issue.

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Our Transatlantic Passage on AWEN, Outremer 52

  • Holly & Stephane
  • January 8, 2024

Our Transatlantic Passage on our New Outremer 52 

We made landfall after a 16-day sailing voyage across the Atlantic Ocean on January 5,2024 after spending the holidays at sea. This was the second leg in our All Together Maiden Voyage from La Grande Motte, France, through the Gibraltar Strait, to the Canary Islands, crossing to land in the Caribbean, then island hopping our way to Miami for a quick stop before our final destination for the season, the Bahamas. For all of us, it would also be our first-time celebrating Christmas and New Year’s at sea.

Transatlantic Passage arrival Holly and Stephane

The sunrises were delicious, with colors only seen in a candy store, the Milky Way proudly revealing itself before the moonrise steals the show. However, only those things were constants during this transatlantic leg. We had hoped for well-established tradewinds that would deliver us quickly under the power of our asymmetrical spinnaker for most of the trip, but this was not our fate. 

An abnormally positioned high pressure system further north disrupted the establishment of the trades just before we left. This turned an anticipated easy downwind voyage, into a more complex passage with a sideways and aggressive sea state out of the gate. If we went too far south, we wouldn’t have enough wind, if we headed just west, we would have worse conditions upwind. So, we needed a fine line to get through this first section of the trip. The good news is that this transatlantic passage offered the opportunity for a plethora of sail changes and learning experiences, which was the priority for this leg after all.

Onboard joining us as a skipper/instructor for this leg was Nikki Henderson, world renowned for her bluewater and racing experience but more important for us, her incredible teaching skills, and familiarity with the Outremer performance catamarans. 

Our goal was that by having her onboard we could accelerate learning our boat, learn the nuances to safely maximize its performance, and help us round out our risk management plan so we could be prepared for any situation that went pear-shaped. Our intent was to take these learnings and apply them to how we wanted to sail together double handed going forward.

A Mutable Transatlantic Passage

There were three phases to this transatlantic passage, the sporty conditions leaving the Canaries, middle section with shifty winds, and the final approach where the trades reestablished themselves. We made the decision to leave with half tanks of fuel, with a preference to wait out wind holes but with enough of it to sensibly parlay with a ship in a medical emergency, charge batteries and get in and out of ports. While other boats chose to leave Las Palmas with full tanks and jerry cans lined on their decks, we made the decision to keep the boat light (with 220L) and sail through the conditions.

Transatlantic Passage Moon

We got a chance to practice a water ingress drill (of course, in the middle of the night) because it was then we discovered a faulty hatch on a portlight allowed saltwater to enter. 

A typical type of discovery in a shakedown. We hove-to and epoxied the seal shut and continued our journey. Those first few days we settled into the movement of the boat, learned and practiced downwind reefing, and began to work together as a team; all this before leaving the wind shadow of Tenerife. 

The boat speed at this point, even in the challenging sea state, was averaging about 9 knots.

We finally shook off the reefs and raised the Code 65 as our direction shifted and we saw lighter winds. 

Before leaving Las Palmas, we had a hunch about our preventer, so we had purchased supplies and were able to prepare a new one in these first couple of days. 

That proved to be a smart decision because it ended up breaking twice later in the trip.

As the winds lightened and shifted, we raised the asymmetrical spinnaker, but it didn’t last long because we spent the next couple of days switching between the Code 65 and the asymmetrical A2 with the wind conditions; great experience for both of us dousing and hoisting the A2. The Code 65 was originally rigged for manual furling but during our neauvage (bringing the boat back to Outremer for final servicing after handover), we shifted it to the helm side of the boat and lengthened the line to allow for it to be furled single-handed from a winch if needed.  During this time in our voyage, we averaged about 9.7 knots in 15.8 average knots of wind and saw 229 nautical miles in one day, a high point for sure.

By Christmas we were all very comfortable sailing the A2 spinnaker upwards of 18-20 knots of wind at night. While we had done an A2 overnight to Corsica earlier in the season and briefly during Leg 1 from La Grande Motte to Gibraltar, anxiety levels were high in the beginning. Nikki also rigged us a martin breaker system to release the tack that gave us and emergency break to douse quickly if we needed to and we changed our method from hand hoisting and dousing to using the winch on the bow. We also got a ton of practice with the gybing procedure double-handed, which was well worth the effort and time. We typically have done this using the autopilot to steer through the gybe, but I got more practice doing it manually while Stephane managed the sheets and main. Nikki also talked us through a letterbox douse in the event we needed to do one to absolutely get it down if all else failed. That’s when you slip the lazy sheet through the slot between the boom and the main and pull the kite through to the cockpit.

Sailing-AWEN-Transatlantic-Passage

At this point in the transatlantic passage the full moon was spectacular, but elusive on camera. As the flying fish were busy doing kamikazes on deck for the next couple of days (and I don’t mean the drink), we found our expected wind hole. The direction too high to fly the spinnakers, we used the Code 65 which by this time had proven to be a very versatile sail. At 6.7 knots of wind speed, we were still able to do 5.6 SOG, which is truly remarkable and everything we had hoped for when we decided to switch to an Outremer from the production catamaran we had before.

Transatlantic Passage Energy Management

As we then sailed through the massive sargassum fields, we gave our hydrogenator (Watt & Sea) a break. This impacted our existing power plan since we used all the instruments at night, in addition to now having an extra freezer on board for the passage and heavier than expected use of Starlink. With the hydrogenator napping, we did need to run the engines to recharge when we approached 20% on our batteries for a few hours at night to kick it back up. It’s worth noting that we had expected to use Starlink maybe two hours per day to upload our daily vlog videos of the trip, but it could sometimes take two hours for it to connect to a satellite and then another two hours to upload the video for that day. We are still exploring what our power would be with normal use of Starlink, (without the video uploads) and 24×7 use of the hydrogenator, but at some point, we may need explore the idea of bigger alternators if we want to improve. With the sun angle and the position of the boom, it’s been a challenge to get the batteries up to full capacity during the day. The jury is still out on that.

three-sail

Long forgotten at this point of our transatlantic passage was our hats, socks, and puffer jackets as we marched towards the tropics. In just days we changed clocks and wardrobes now donning sunscreen and marveling at everyone’s dewy glow. On New Year’s Eve we bagged and stored the Code 65 as our passage moved to the next chapter. The wind picked back up and we were mostly flying the A2 pretty deep with the help of a guy. At 16 knots of wind, we were flying at about 10 knots boat speed and clocking the miles doing 90% of our polars on average. Over the next couple of days, we started keeping our eyes out for squalls and doused the A2 one night as one passed briefly overhead, giving the boat a much-welcomed shower.

After generous practice with our A2 gybes, we decided New Year’s Day was a great time for a brand-new sail, so we unwrapped the plastic from our red S4 symmetrical spinnaker. This proved to be an appropriate color as we managed to wrap it enthusiastically around the forestay because we hoisted it with the main still up. After a morning spent sliding it down the forestay (because untwisting it using traditional methods didn’t work), it had to be taken fully down and re-socked to hoist again. We doused the main downwind with our new downhaul method and re-hoisted the S4, which took on a personality change with the main out of the way. One of our followers suggested we name her ‘Sansa’, after the red-headed, demure damsel turned cunning warrior in Game of Thrones. Fitting indeed!

During the last couple of days of our transatlantic passage, we sailed mainly with the S4 up and the main down, like true cruisers. We gave ourselves a bit of a break from the more technical learning experience we had been having up to this point that included ambitious sail changes whenever the opportunities presented themselves. With high humidity setting in and sea temps reaching 29 C, we dropped below the 300 nautical mile mark to our destination. Sailing deep at 175, we are experiencing SOG half the speed of TWS, in our ‘easy mode’ which we were all happy with. For these days we were averaging just under 200 nautical miles a day with TWS between 12-17 knots.

We also got a nice lesson in tracking squalls and saw three in our area in just one night. We pulled the A2 down for a big one. Squalls will be a more regular thing in the Caribbean so getting a crash course in how to avoid them was a good idea.

Cuddling With Food

Rations aboard were plentiful, and even up to the last day of the transatlantic passage we enjoyed fresh apples, tomatoes, and red cabbage. We gobbled up two tubs of ice cream (it was after all the holidays), and went through approximately 80 chocolate bars, (or so it seemed), 6 pounds of coffee, five smartly rationed bags of tortilla chips and freshly made salsa to match. We had many more bags of chips and salty snacks, but tortilla chips were a welcomed treat. We enjoyed fresh meals every day and treated ourselves to a freshly baked chocolate cake to celebrate the new year. Our portable freezer allowed us to enjoy frozen fruit smoothies in the final days to match our Caribbean music playlist to get us in the island vibe. For those of us who relish a good nap during the day (which was everyone but Stephane), the crew was well rested and refreshed for watches, convivial conversation, brief workouts, and learning moments.

Sansa symmetrical spinnaker

Then, late afternoon our very last day of the transatlantic passage, we decided to do a ‘quad’ maneuver. The goal was to put the A2 back up to dry it out and do our final approach with only one more night gybe. 

The ‘quad’ meant dousing the S4, unfurling the genoa, raising the main, furling the genoa, and hoisting then flying the A2: a four sail maneuver. This was our final exam to graduate from the school of Nikki Henderson Sailing! 

After a successful maneuver we approached the southern cape of Martinique at a galloping pace of 12-15 knots boat speed, 16.9 at one point. It felt like AWEN was excited to sunbath and let the anchor take over.

Transatlantic Passage Wrap-Up

Transatlantic Passage AWEN sailing

In the end, we made landfall 16 days from Las Palmas to Martinique, across the Atlantic Ocean 3,008 nautical miles and about a zillion sail changes. We only motored in and out of the marina/anchorage and we had 7.7 average boat speed, max boat speed 21.2, average wind 13.3 knots. Unlike most transatlantic passages, we crossed mostly on a port tack. We arrived just before sunrise to enjoy the pleasure of jumping into the inviting ocean safely, the smell of lush island surrounding us, wrapped in the arms of sweet civilization.

AWEN, our Outremer 52 , has been everything we ever wanted in a performance boat. She’s dexterous in many wind conditions, responsive, communicates her needs, protects us from the powerful impact and noise of the waves by streamlining through the water like an Olympic swimmer and softly surfing them from astern. 

While performance sailing is more technical, with many lines for many sails in many conditions, the layout is simple and intuitive to manage. 

The helm is balanced and quick to respond, the bow and hulls are light and stiff, and the rig is firm and regal. It shines in downwind sailing, hustles in the angles, and softens the discomfort of upwind sailing which is the dream of any bluewater cruiser; we absolutely love her.

‘AWEN’ is an old Breton word that means ‘the soft breeze that inspires you’ and she certainly does.

In Martinique we arrived heavily bronzed, much more confident in our seamanship, and possessing an epic amount of trust in our boat which was an absolute champ!

And…as I was completing this article, the local dolphins arrived right on cue on our starboard side with 150 nautical miles left to go in our transatlantic passage, after traveling 2,843 so far. I wonder if they mistake our AWEN as a gentle giant to play with in the surf and they jump and dive alongside her hulls. As they speed away to bring joy to the next arriving crew, my heart is full of gratitude for this ocean, our sailboat, our crew, and the experience this passage has given us.

Experience the passage yourself! You can get a real feeling for what the transatlantic passage was like by checking out our daily videos capturing the experience real time.

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Cantiere delle Marche, storia di un successo annunciato

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Con dieci barche yacht in costruzione Cantiere delle Marche è uno dei principali cantieri nautici al mondo per la realizzazione di explorer vessel in acciaio e alluminio.   La storia del Darwin 86  Percheron c he in cinque anni ha fatto 35.000 miglia e tre traversate atlantiche

by Rebecca Gentilini – photo by Giovanni Malgarini

In piena crisi, nel 2010, uno degli anni più bui per la nautica internazionale, un gruppo di imprenditori e manager non ha avuto paura e, sulla base di un’esperienza pluriennale, ha dato vita a un progetto che poteva apparire audace ma fondato su solide basi di conoscenza del mercato e affidabilità imprenditoriale. Ennio Cecchini , la famiglia Virgili , Vasco Buonpensiere hanno dimostrato di avere le competenze necessarie per avviare un’impresa di successo. Individuata la nicchia di mercato più promettente, quella degli explorer , è stata creata una struttura che ha fatto della dedizione, dell’efficienza, della qualità costruttiva e della flessibilità i suoi punti cardinali.

cantiere delle marche

La prima linea proposta  da Cantiere delle Marche è stata la Darwin Class , una serie di imbarcazioni molto robuste e rigorose nel design che lasciano poco spazio a fronzoli e orpelli stilistici. In due anni vengono varati Vita di Mare 3, Percheron, Furst 60, Stella di Mare e Granil , tutti Darwin tra gli 86 e i 96 piedi. Poi è la volta del primo Nauta Air . Il management, attento ai segnali del mercato, ha capito la necessità di diversificare la produzione.

Il Darwin è dedicato a chi ama l’explorer puro e duro, una barca forte per solcare i sette mari al riparo di murate e prue alte, scafo di acciaio di spessore superiore alla media, equipaggiamenti di bordo sovradimensionati per far dormire sonni tranquilli agli armatori anche quando si trovano in angoli remoti del pianeta. C’è però chi vuole un explorer, ma gradisce linee meno estreme, più da navetta che da rimorchiatore . E CdM si mette al lavoro. Il compito di sviluppare la nuova gamma viene affidato a Nauta Design , un nome una garanzia. Il risultato è stupefacente nella sua complessa semplicità. I Nauta Air sono essenziali nelle linee e equilibrati nei volumi.

Eleganza allo stato puro. Yolo, Noga, Narvalo, Hyhma . Anno dopo anno la qualità degli yacht CdM cresce in maniera esponenziale e da molto buona diventa ottima anche per quanto riguarda il design interno. Il portafoglio ordini del cantiere è completo fino al 2021 e ben 10 yacht sono attualmente in costruzione , in diverse fasi di avanzamento.

cantiere delle marche nauta-air-

Parallelamente alla vendita di alcune unità della serie Darwin, recentemente CdM ha annunciato una raffica di vendite di yacht custom . La tipologia è sempre quella dell’explorer, ma declinata in versioni e modalità diverse. Ciò è dovuto ancora una volta all’attenzione dedicata ai segnali del mercato e alle richieste degli armatori. È stata annunciata la vendita di Aurelia 29 , explorer custom da cui scaturirà una nuova serie denominata Flexplorer per le sue doti di flessibilità d’uso e funzionali. Il progetto di Aurelia 29 è di Hydro Tec con interni di Tommaso Spadolini . A seguire abbiamo avuto notizia della vendita di Project MG 129 che inaugura la collaborazione di CdM con Francesco Paszkowski e ancora quella di Explorer 40.22 firmato Spadolini.

Acciaio 105 3

Nel frattempo è stato varato il M/Y Gatto , della serie Acciaio 105, che sfoggia linee imponenti ed eleganti disegnate da Hydro Tec mentre gli interni, in stile classico-contemporaneo, sono di Francesco Guida. I risultati del cantiere sono più che incoraggianti.

Con 368 metri totali, Cantiere delle Marche è entrato nella classifica dei primi 20 cantieri navali al mondo per lunghezza totale di yacht Explorer in costruzione e rappresenta il 18,9% dell’intera produzione oltre ad essere il numero 1 al mondo . Restringendo il campo e guardando ai dati degli Explorer tra i 100 e i 140 piedi, la percentuale sale al 52,6% di tutta la produzione mondiale. Limitando l’analisi agli yacht Explorer in metallo, la percentuale schizza a un sorprendente 58,8%. All’interno del suo mercato di riferimento, CdM è il cantiere più di successo al mondo. Nel 2018 il piccolo cantiere marchigiano si colloca al terzo posto nel mercato mondiale degli yacht dislocanti e semi-dislocanti di qualsiasi materiale, tra i 100 e i 140 piedi.

cantiere delle marche Darwin Percheron

Cantiere delle Marche – Darwin 86  Percheron “ Il Darwin 86 M/Y Percheron è probabilmente – racconta Vasco Buonpensiere – uno dei pochissimi 24 metri che ha fatto tre traversate atlantiche dimostrando sin dagli inizi della nostra storia che per noi uno yacht explorer è prima di tutto una barca con cui si possa realmente esplorare gli oceani e non solo uno stile di design. In 5 anni ha navigato più di 35.000 miglia sempre con la famiglia a bordo. Un altro dato interessante è certamente legato alla vendita delle nostre barche usate. Quattro su cinque sono state intermediate da noi e sono state vendute in meno di 6 mesi da quando sono state messe sul mercato con deprezzamenti molto inferiori rispetto a quelli di mercato per barche delle stesse dimensioni.  È molto interessante vedere come aumentano i clienti provenienti da imbarcazioni di cantieri nord europei.  Sono già 3 (su 16 barche consegnate) gli armatori che hanno deciso di costruire la seconda barca con noi. Il dato vale doppio se si considera che non abbiamo neanche dovuto ritirare le barche esistenti!”

“I nostri armatori – conclude Vasco Buonpensiere – tranne poche eccezioni sono piuttosto giovani, mediamente tra i 48 e i 57 anni. Il più giovane aveva 36 anni quando ha ordinato la sua barca.  Lo stesso vale per i dipendenti, con una età media di circa 38 anni.  Attorno a CdM si è creata una comunità di armatori fedelissimi e appassionati che organizza CdM rendez-vouz in completa autonomia. ”

cantiere delle marche

( Cantiere delle Marche, storia di un successo annunciato – Barchemagazine.com – Ottobre 2018 )

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